L’indagine sulla morte di Andrea Prospero, il giovane studente universitario deceduto a Perugia dopo aver ingerito farmaci oppioidi, prosegue senza sosta. L’arresto ai domiciliari di un diciottenne romano, accusato di induzione o aiuto al suicidio, è solo il primo tassello di un quadro investigativo più ampio. La Procura di Perugia sta analizzando i dispositivi elettronici e le schede telefoniche trovate accanto al corpo di Prospero per ricostruire la sua rete di contatti e le dinamiche che lo hanno portato alla tragica decisione.
Gli inquirenti stanno esaminando i dati estratti dal computer, dai cinque cellulari e dalle 46 SIM rinvenute nella stanza dove il giovane si è tolto la vita. La polizia postale e la squadra mobile stanno passando al setaccio le chat e i canali online frequentati dallo studente di informatica, cercando di chiarire il ruolo degli interlocutori con cui interagiva e se qualcuno abbia avuto un’influenza determinante sulla sua decisione.
Resta da capire anche come il giovane sia riuscito a procurarsi i farmaci oppioidi, la cui vendita è strettamente regolamentata. Inoltre, gli investigatori vogliono approfondire il motivo per cui Prospero, nonostante alloggiasse in un ostello, avesse preso in affitto un monolocale senza informare né la sorella – anche lei studentessa a Perugia – né altri familiari.
Sotto esame anche le conversazioni con il diciottenne romano arrestato, con cui Prospero aveva instaurato un rapporto confidenziale. Secondo le analisi, in alcune chat il giovane avrebbe rassicurato lo studente sul fatto che il suicidio mediante oppiacei non gli avrebbe provocato dolore, ma una sensazione di piacere.
Nei prossimi giorni il diciottenne comparirà davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia, potrebbe decidere di fornire la propria versione o avvalersi della facoltà di non rispondere. Nel frattempo, l’inchiesta prosegue per fare piena luce su una vicenda che presenta ancora molte zone d’ombra.