Lunedì 25 Novembre 2024

Cronaca

Operazione antimafia a Pescara: 19 arresti per associazione di stampo mafioso e altri reati

13/04/2023 - Redazione AbruzzoinVideo

Nella mattinata di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Pescara hanno eseguito diciannove ordinanze di custodia cautelare - diciotto di custodia in carcere e una di arresti domiciliari - per il delitto di associazione di stampo mafioso e numerosi altri reati satellite (estorsioni, possesso di armi ed esplosivi, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, danneggiamento aggravato, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, occupazioni abusive di immobili, minaccia aggravata e truffa) tutti commessi in Pescara in un determinato ambito territoriale, ovvero il quartiere Rancitelli, con basi operative nel rione “Ferro di Cavallo”.

La misura cautelare è stata richiesta al G.I.P. da questa Direzione Distrettuale Antimafia
all’esito di una lunga e impegnativa indagine materialmente condotta dal Reparto Operativo –
Nucleo Investigativo di Pescara con l’impiego di avanzate tecniche di sorveglianza audio e
video, costantemente accompagnate da assidui servizi di osservazione e controllo del territorio.
Le attività investigative hanno preso lo spunto da alcuni reati “spia” dai quali si è percepito lo
stato di profondo disagio degli abitanti del quartiere - e in genere della cittadinanza pescarese -
per la prassi di illegalità invalsa nel quartiere, divenuto gradualmente invivibile per chi non
prestasse acquiescenza alle prevaricazioni e non tollerasse passivamente la commissione dei
più svariati delitti. Gli esiti delle investigazioni – sviluppate attraverso attività tecniche di
intercettazioni audio e video, durate per oltre due anni e puntualmente riscontrati da servizi sul
territorio – hanno inequivocabilmente documentato, per la prima volta a Pescara, l’esistenza di
un gruppo criminale composto prevalentemente da nuclei familiari residenti nel quartiere
Rancitelli dediti alla pratica e all’ostentazione della violenza verso le persone e le cose.
La violenza protrattasi nel tempo ha generato una notevole forza intimidatrice e la conseguente
condizione di assoggettamento ed omertà di tutti coloro che potevano avvertirne il pericolo. Si
è dunque creata la situazione tipica dell’associazione mafiosa descritta dal codice penale, nella
quale un gruppo organizzato controlla un determinato territorio sul quale è in grado di
compiere impunemente una serie indeterminata di delitti sopprimendo qualsiasi tipo di
controllo sociale e legale.
In particolare, le indagini hanno evidenziato episodi di intimidazione contro pubblici funzionari
nel corso delle occupazioni e del commercio illegale di “case popolari”; hanno consentito di
apprezzare il controllo egemonico sul territorio, nonché l’imposizione di un “cartello” che
fissava il prezzo di vendita degli stupefacenti in tutte le piazze di spaccio.
La forza dell’organizzazione si avvertiva anche in carcere, ove il gruppo poteva gestire l’ingresso
di sostanze stupefacenti e gestirne la circolazione con le medesime prassi violente utilizzate
all’esterno, fatte di pestaggi e di veri e propri raid punitivi nei confronti di detenuti insolventi o
non ancora piegati alle regole dell’organizzazione. Uno dei leader dell’associazione mafiosa, già
ristretto, riusciva ad imporre i suoi ordini, grazie all’utilizzo di apparecchi telefonici dedicati,
fatti entrare clandestinamente nel carcere.
L’attività d’indagine ha consentito altresì di ricostruire compiutamente le fasi attuative di alcuni
incendi dolosi - avvenuti nel rione del Ferro di Cavallo - ad autovetture di proprietà di un
testimone oculare di omicidio e di cittadini che, in rarissime ed isolate occasioni, avevano
tentato di infrangere il muro di omertà a cui erano stati costretti.
Non sono mancate le aggressioni nei confronti di giornalisti, ritenuti responsabili di accendere
un faro mediatico sulla condizione del quartiere Rancitelli e sul violento controllo operato
dall’associazione su quella parte di Pescara. In questo senso, si ricordano le aggressioni patite
da Vittorio BRUMOTTI di Mediaset (26.9.2019, 4.5.2021 e 17.2.2022) e Daniele PIERVINCENZI
della Rai (11.2.2019), “rei” di aver voluto documentare gli affari del rione “Ferro di Cavallo”,
trasformato dall’associazione in uno dei centri nevralgici dello spaccio in Abruzzo e per altre
regioni del centro Italia.
La lunga e complessa investigazione, assistita da un’accurata rilettura di plurimi episodi
criminosi avvenuti nel recente passato e isolatamente perseguiti, segna un cambio di passo
nella comprensione delle dinamiche della criminalità urbana pescarese e sottolinea l’estrema
pericolosità dei gruppi organizzati, che riproducono su scala territoriale ridotta, ma con la
medesima intensità aggressiva, i fenomeni mafiosi che si è soliti contrastare su scala regionale o
nazionale.
La Direzione Distrettuale Antimafia, aspettando con fiducia lo svolgimento delle lunghe e
numerose fasi processuali che dovranno confermare o smentire la bontà degli argomenti posti
della base misura cautelare, intende ringraziare l’Arma dei Carabinieri per l’impegno e la
professionalità profusi nelle indagini, che costituiscono la migliore garanzia sulla quale i cittadini
possono contare per la tutela dei loro diritti violati dalle organizzazioni criminali.

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