di Maria Pia Zaurito
20 LUGLIO 2012. Nella sua intensa e burrascosa vita, il celebre poeta e scrittore Gabriele D’Annunzio è stato anche un giornalista che, tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, soprattutto nel periodo trascorso a Roma, ha voluto mettere in evidenza i costumi e le abitudini dell’epoca. Pur non essendo molto noto sotto questo profilo, D’Annunzio ha raccontato su giornali e periodici la società del suo tempo con tanta dovizia di particolari da far rivivere l’atmosfera e il clima di quegli anni, proprio come un pittore che dipinge in modo preciso e dettagliato un quadro. Legato alla nascita della Terza Pagina in cui veniva annunciata la sua tragedia intitolata Francesca da Rimini, D'Annunzio diventa l’interprete di un giornalismo che esalta e valorizza l’arte italiana e che rivela il suo stile e la sua concezione di estetismo con estrema eleganza e raffinatezza. In queste cronache mondane, il Vate descrive gli atteggiamenti e le tendenze dell’aristocrazia con un’attenzione specifica nei riguardi delle dame appartenenti all’alta nobiltà romana, anche per quello che concerne lo sport tipico delle classi elevate e colte.Sullo sfondo di tali scritti, la città di Roma è presentata in chiave fantastica e idilliaca come un essere umano in grado di sedurre e far innamorare i suoi pretendenti. Il D’Annunzio giornalista, al pari del D’Annunzio poeta e scrittore, adopera un linguaggio descrittivo e ricercato ma allo stesso tempo accurato e realistico con toni tipicamente satirici e ironici, quasi a voler prendersi beffa della nobiltà di cui egli stesso fa parte e nella quale si identifica per credenze e valori. Uomo carismatico ed eccentrico, egli ricorre a tutti gli strumenti letterari, valorizzando l’informazione e apportando modifiche al giornalismo tradizionale per divenire una sorta di cronista del gossip, precursore di quel giornalismo incentrato sullo scandalo e sul pettegolezzo ancora oggi in uso nelle riviste di cronaca rosa.