15 illeciti rilevati, di cui 2 di natura penale, oltre 2 quintali di prodotto ittico sequestrato, n. 1 esercizio commerciale chiuso con provvedimento dell’autorità sanitaria e sanzioni pecuniarie per oltre 25.000 euro. Sono questi i numeri dell’operazione condotta in occasione delle festività natalizie dalla Capitaneria di porto di Ortona per la salvaguardia delle risorse ittiche e per assicurare la presenza - sul mercato - di soli prodotti ittici sicuri e garantiti.
Il dispositivo messo in campo - coordinato a livello nazionale dal Centro di controllo nazionale pesca del Comando generale della Guardia costiera di Roma, ed a livello regionale dalla Direzione Marittima di Pescara – ha visto il personale degli uffici marittimi di Ortona, Vasto e Francavilla al Mare impegnato già a partire dal mese di novembre, con l’effettuazione di mirate attività ispettive sia in mare, a bordo dei pescherecci in attività, che a terra, con controlli nei mercati ittici, nelle pescherie e nei ristoranti di tutta la provincia. Le attività rientrano nello sforzo complessivo realizzato nel 2023 dalla Guardia Costiera nella sua funzione di controllo del settore della pesca, in linea con gli obiettivi proposti dal Ministero dell'Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste.
Nel corso dell’operazione, denominata a livello nazionale “SpINNaker”, dove INN è l'acronimo ufficiale di pesca Illegale Non dichiarata e Non regolamenta, è stata posta sotto sequestro anche una intera rete da pesca a strascico rinvenuta a bordo di un peschereccio in quanto presentava maglie inferiori alle misure minime consentite per assicurare una adeguata selettività dei soli esemplari adulti delle varie specie di pesce. I controlli, poi, condotti in diverse occasioni con il supporto del personale della ASL, hanno portato anche alla chiusura di un ristorante, aperto all’interno di quella che sembrava una vera e propria officina meccanica, per violazione di un precedente provvedimento di interdizione della stessa autorità sanitaria. Come sempre le violazioni più ricorrenti hanno riguardato però la tracciabilità: omissioni – quasi sempre volute – nella catena di tracciabilità del prodotto ittico poste in essere proprio per nasconderne la provenienza e consentire la vendita in nero di quantitativi maggiori rispetto a quelli consentiti dalle norme emanate a tutela delle risorse ittiche e ambientali.