Ha iniziato il suo percorso di riabilitazione Giuseppe Pio D’Astolfo ma non è facile per lui. Si è svegliato dopo un mese di coma ed ora si ritrova solo, in una clinica di riabilitazione nelle Marche, a lottare con i pochi ricordi di quella notte, con le paure che gli sono rimaste dentro, con l’incubo di non tornare ad essere come prima. Si è svegliato in un corpo che non gli sembra il suo, un corpo che non gli risponde come dovrebbe e non si spiega perché. Giuseppe non riesce a parlare bene, ha ancora il foro alla gola dovuta alla tracheotomia, muove abbastanza bene le braccia e pian piano sta recuperando anche il movimento delle gambe, ma ci vorrà del tempo. Il ragazzo si aggrappa alla vita e lo fa senza poter contare nemmeno sul sostegno dei suoi cari, a causa del Covid che impedisce alla sua mamma, al suo papà ed ai fratelli di fargli visita. Nulla sarà facile per questo ragazzo di 18 anni la cui esistenza serena, libera e leggera, adombrata solo dalle inquietudini tipiche dei giovani di quell’età, è stata stravolta quella sera del 17 ottobre scorso quando, uscito con gli amici, al culmine di una lite nata per futili motivi con altri giovani, è rimasto ferito gravemente da un pugno sferrato da uno di loro che lo ha colpito alla tempia. Tante le cose ancora da chiarire, come le responsabilità di quanto accaduto, ora al vaglio della magistratura che, in seguito all’intensa attività investigativa dei Carabinieri della compagnia di Lanciano, ha indagato 5 persone, tra le quali anche alcuni minori. Forse sarà proprio lui, Giuseppe Pio, che è a sprazzi lucido e cosciente, a raccontare presto tutto agli inquirenti e a fare luce su cosa sia accaduto quella sera, quando è stato ferito gravemente nell’area dell’ex stazione ferroviaria di Lanciano, luogo di ritrovo di tanti giovani della città e diventato lo scenario di una grave fatto di violenza che è rimbalzato sulle cronache nazionali. Certo! Il timore era quello di dover raccontare un epilogo ancora più drammatico. Il 18enne ha rischiato la vita per quel pugno, ha rischiato la vita durante quel delicato intervento al quale è stato sottoposto quella notte in cui è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Pescara, e sarebbe potuto restare in coma e vivere come un vegetale forse per sempre, ma così non è stato. Giuseppe Pio si è svegliato da quel coma, ed ora sta lottando con tutto se stesso per riprendersi in mano la sua vita. Ricominciare ad articolare i movimenti, mangiare, parlare, non è facile per lui. La mamma ci racconta che Giuseppe piange molto. Nelle consuete video chat, che vengono consentite dai sanitari per fare incontrare il giovane con i suoi cari, il ragazzo comincia ad essere ansioso e chiede di poter tornare a casa. Piange Giuseppe, che parla con lentezza e viene aiutato da un’assistente della clinica. Per mamma Paola e papà Giuseppe sono momenti vissuti in balia di emozioni forti e contrastanti dove domina l’impotenza. “Cosa posso dire a mio figlio per farlo calmare, vorrei solo abbracciarlo, questo vorrei per fare perché si sentisse al sicuro, come a casa e non da solo a superare questo percorso così duro per lui.” Dice Mamma Paola Iasci che ci racconta: “Ieri Giuseppe ci ha scritto, queste le sue parole: “Cara mamma, volevo dirti che manchi come l’aria, non ce la faccio più senza di te, mi manchi tantissimo. Qui i giorni non passano senza te e papà. Mi mancate, mi sembra di stare in prigione.” Parole struggenti per un genitore, per una mamma che vorrebbe fare qualsiasi cosa pur di rassicurare suo figlio. Paola cerca di sorridere in video chat per dargli coraggio, per fargli capire che tutto si sistemerà e che presto tornerà a stare bene e potrà così tornare alla sua vita normale, al suo lavoro e soprattutto ad abbracciare i suoi cari. I giorni trascorrono lenti e pieni di timore per il futuro per Giuseppe e la sua famiglia. Le sue condizioni, ci racconta Daniele De Santis, il fratello maggiore del ragazzo, sono comunque delicate e il suo quadro clinico resta grave. “Giuseppe ha subito danni celebrali irreversibili. – dice Daniele - Una frattura cranica, un ematoma celebrale che ha compresso il cervello ed ha chiuso l’arteria celebrale posteriore sinistra, causando una zona ischemica. Danni gravissimi che hanno lasciato temere che mio fratello non si riprendesse più ed invece non è stato così. Ma la sua strada di ripresa è tutta in salita.” Nella clinica di riabilitazione viene seguito da medici, fisioterapisti, da una logopedista, un’equipe di professionisti che si sta dedicando a lui quotidianamente per tentare di fargli recuperare le capacità cognitive e fisiche e anche la memoria. Le amnesie caratterizzano i quadri clinici delle persone che escono dal coma. “Mio figlio è tornato come un bambino – dice la mamma – parla poco, tenta di scrivere ma non riesce bene. Il percorso sarà lungo e tortuoso ma io ho bisogno di vedere mio figlio, di stargli vicino.” Cosi Paola, la mamma di Giuseppe, lancia un appello affinché possa vedere suo figlio, almeno da un vetro. “Gli sto scrivendo delle lettere per farlo sentir meno solo. Giuseppe non ha nessun contatto con l’esterno, ha solo i sanitari e noi. Per via delle indagini ancora in corso sulla vicenda non gli è consentito avere un telefono, né computer. Insomma – dice mamma Paola – sta vivendo come in carcere e non è giusto che dopo aver superato l’ostacolo del coma debba passare anche questo. Mi rivolgo a chi possa avere potere decisionale, dirigenti della clinica, magistrati, politici, chiunque possa ascoltare il mio appello. Abbiamo temuto di perdere il nostro ragazzo per un atto di estrema violenza, lui non ha colpe su ciò che gli è accaduto e nemmeno noi, eppure siamo noi quelli che continuano a pagare”. Così mamma Paola si affida ad una lettera per far sentire il suo amore a Giuseppe: “Stai sereno figlio mio caro, lo sai che mamma e papa ti saranno sempre vicini, non avere paura, lo so che per te è difficile ma stai lì per tornare più forte di prima. La vita ci ha giocato un brutto scherzo, ti ricordi? mi dicevi sempre sei la mia forza mamma, ora devi dimostrarmi la tua di forza. Devi avere pazienza la tua vita è preziosa per noi”.