“Giuseppe Pio si è svegliato dal coma. Da ieri è stato trasferito in un centro specializzato in riabilitazione neurologica. Ha ancora tanta strada da fare ma sta lottando come un guerriero”. Sono le parole di Daniele De Santis, il fratello di Giuseppe Pio D’Astolfo, il 18enne di Lanciano colpito con un pugno e ridotto in fin di vita nella notte tra il 17 e l’18 ottobre scorso. Il ragazzo dopo l’aggressione subita, sulla quale è in corso un’inchiesta della magistratura che vede 5 persone indagate, è stato ricoverato in rianimazione all’ospedale di Pescara per un mese dopo avere subito un delicato intervento chirurgico alla testa, in seguito al quale era stato posto in coma farmacologico indotto. Si temeva che le sue condizioni restassero gravi, con l’incubo che il giovane rimanesse in stato vegetativo. Mercoledì invece è stata resa nota la bella notizia, un piccolo segnale di speranza per la ripresa del 18enne. Daniele spiega il dramma che sta vivendo il fratello minore - "Oltre ad aver avuto la frattura del cranio ed un vasto ematoma cerebrale, che ha causato gravi danni in zone diffuse del cervello, - dice - ha dovuto lottare contro due infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, che lo hanno portato ad avere la febbre per 29 giorni. Nonostante tutto, nonostante tutti i pronostici che dicevano che sarebbe rimasto in coma vegetativo, lui ce l’ha fatta, si è svegliato, risponde, reagisce, non parla però sente emozioni, piange e manda baci. Quando gli si chiede se sta bene nonostante tutto dice di sì con la testa. Solo per colpa del Covid non può ricevere visite da nessuno, nemmeno dalla madre. Immagino e comprendo solo lontanamente quello che sta passando. – Continua Daniele - Svegliarsi in un corpo diverso, che risponde diversamente, non poter comunicare, non poter avere accanto le persone care in una situazione del genere. E’ davvero forte, il più forte che conosco sono straorgoglioso di mio fratello e di tutti voi che ci state aiutando con le vostre donazioni grazie a voi di cuore”. Conclude Daniele De Santis.
Intanto sono davvero molte le testimonianze di affetto e di vicinanza giunte alla famiglia del giovane. È stato creato un conto corrente bancario per chi volesse dare un aiuto concreto a questo ragazzo vittima di violenza, un fondo che possa sostenere lui e la famiglia in questa dura battaglia. Lo aspetta un percorso lungo e tortuoso di riabilitazione che ci si augura possa riuscire a farlo tornare a vivere la sua giovinezza in modo normale, con i sogni e le aspettative di un giovane della sua età, cercando di dimenticare cosa gli è stato fatto. Il dolore della mamma, del papà e dei fratelli, stravolti da questa terribile vicenda, potrà essere lenito solo dai progressi che Giuseppe avrà nel tempo, seguito da specialisti della Clinica dove si trova.
Il suo risveglio è stato un miracolo per mamma Paola che aveva temuto il peggio e che non è riuscita ancora ad accettare di aver letto sulla cartella clinica che il figlio è invalido ed ha bisogno dell'accompagnamento. "Non ci posso ancora credere"- Ci ha detto - Il dolore è ancora grande, il dispiacere è enorme e la paura resta, perchè adesso è la prova del nove. Ora che Giuseppe inizierà la riabilitazione i sanitari capiranno realmente i danni che ha subito mio figlio e quante speranza avrà di riprendersi completamente. - Dice la mamma del ragazzo, che continua - Giuseppe ricorda tutto di quella sera, ora non può parlare,perché ha subito una tracheotomia, ma appena possibile spero possa raccontare la verità, chiarendo una volta per tutte, cosa sia accaduto quella maledetta notte". Mamma Paola ha voluto cogliere l'occasione, rilasciando l'intervista alla nostra testata giornalistica, per ringraziare il sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio, che ha scritto 'una bellissima lettera, molto toccante ed umana, ma anche il sindaco di Lanciano Mario Pupillo, tutto il Comune di Lanciano, le assistenti sociali e la comunità Lancianese che stanno dimostrando tanto affetto e vicinanza a questa famiglia.' "Per sostenere le cure di Giuseppe si è mossa una vera e propria macchina della solidarietà alimentata da persone che non conosciamo ed a loro sono grata. Ma sono state dette anche tante falsità,- dice Paola Iasci - come quella dell'acquisto da parte mia di un'abitazione per mio figlio, cosa assolutamente non vera. Giuseppe viveva in una casa in affitto e lo stesso io e mio marito. Sono una donna umile che svolge un lavoro dignitoso, mi prendo cura di una signora anziana lavorando h24. Sono disperata per questa vicenda che ci ha travolto e che ci sta facendo soffrire tantissimo, anche perchè, accanto alla solidarietà e all'affetto delle brave persone, abbiamo trovato anche cattiveria e sciacallaggio da parte di alcuni giornalisti senza cuore. Mio figlio ha riportato un'ischemia ed un danno assonale, lesioni gravi che mi preoccupano molto, ma ogni piccolo progresso accende la mia speranza e poi, se penso che mio figlio sarebbe potuto rimanere un vegetale ed invece, nonostante quello che sta vivendo, mi manda i baci io mi commuovo e trovo la forza di andare avanti. Ora tutti noi, io e mio marito - continua - vogliamo concentrarci su Giuseppe, dobbiamo risparmiare le nostre energie tutte per lui. L'emergenza Covid certo non ci aiuta perchè ci impedisce di essergli vicino. Ma il nostro amore e la nostra forza, mia, del padre, dei fratelli e di tutti coloro che vorranno darci un aiuto, ci voglio credere, serviranno a farci vedere la luce alla fine del tunnel. Ieri abbiamo fatto una video chat con i suoi colleghi di lavoro, il suo titolare e ringrazio di cuore anche tutto lo staff del negozio dove Giuseppe lavorava. Mio figlio voleva essere autonomo e lo era. Voleva mantenersi da solo e vivere da solo. Ora i suoi desideri subiranno uno stop, ma spero solo momentaneo, perché Giuseppe deve tornare a vivere la sua vita come tutti i diciottenni, con tanti progetti e sogni. Un lavoro un amore, una famiglia, questo gli auguro come mamma. Lui era un appassionato di sport ma amava anche disegnare, spero che possa tornare a farlo. Mio figlio è un bravo ragazzo". - Tuona Mamma Paola che dice di aver sofferto molto per le voci ed il chacchiericcio che si è creato attorno al suo amato ragazzo, ma che glissa dicendo " c'è anche gente cattiva al mondo, per fortuna non solo quella però". E poi continua a spiegare che il suo ragazzo è uscito dal coma da 15 giorni ma non ha potuto essere trasferito nella clinica marchigiana perché aveva delle infezioni nel sangue e dice fiduciosa: "Ora possiamo dire che ha intrapreso il suo percorso di rinascita. Dopo un mese ieri lo hanno fatto sedere, ha ricominciato a mangiare, anche se con difficoltà, muove gli arti." Ma Paola ha un pensiero fisso che non la abbandona: "Una delle cose che più mi ha segnata, se ripenso a quanto è successo quella maledetta notte, - ci confessa - è che io avrei potuto perdere per sempre mio figlio e nessuno si è degnato di avvertirmi. Sono stata all’oscuro di tutto fino alle nove del mattino. Eppure tutte le persone che erano a conoscenza della tragedia, che mi conoscono molto bene, hanno sempre i loro cellulari in mano, ma quella sera come mai non si sono degnati di avvertirci? Io ero al lavoro e se mio figlio fosse morto durante l’operazione? Se avesse avuto delle allergie di cui solo io potevo essere a conoscenza? Sono le domande che continuo a ripetermi e che non mi danno pace. - dice mamma Paola - Chi ha sbagliato in tutta questa vicenda sa di averlo fatto, e se ha una coscienza capirà quanto dolore hanno causato i suoi errori. E poi sono molto delusa, lo ammetto, da tutta l’omertà che in tanti hanno dimostrato. - continua mamma Paola - Ora sarà Giuseppe, che ricorda tutto, a dire cosa è successo quella notte. Io non so ancora come l’abbiano ferito e in quanti davvero lo abbiamo colpito con tutta quella violenza fino a ridurlo in quel modo, in quella notte che ha segnato le nostre vite ma mi auguro non per sempre".