Anche se per il Tribunale di Sulmona l'uccisione di un orso marsicano (specie particolarmente protetta dalle leggi italiane e europee) "non costituisce reato" per il Wwf continua ad essere un crimine contro la natura gravissimo che, invece, dovrebbe essere sanzionato.
Le sentenze, ovviamente - afferma l'associazione in una nota - si rispettano, ma la decisione dei giudici di Sulmona che hanno assolto una persona che nel 2014 aveva ucciso a fucilate un orso marsicano a Pettorano sul Gizio (L'Aquila), lascia un certo sconcerto. L'animale, infatti, e' stato colpito alle spalle, quindi, mentre era gia' in fuga, ed e' morto molte ore dopo essere stato colpito: quindi, presumibilmente, in seguito a molte sofferenze. Il suo delitto? Aver predato alcune galline di proprieta' dell'imputato, del valore di pochi euro, con molta probabilita' - scrive il Wwf - neanche tenute in modo atto ad evitare la predazione da parte degli animali selvatici (che non fanno altro che seguire la loro natura). Per questo l'orso e' stato condannato a morte in una situazione che somiglia veramente poco con un incidente o una reazione per difendere la propria incolumita', come evidenzia la perizia del Wwf e di altre associazioni, costituitesi parte civile nel processo. Era, infatti, evidente e inequivocabile che chi ha sparato era in piedi e che ha usato due diversi tipi di munizione. In attesa che arrivino le motivazioni della sentenza per capire meglio cosa abbia spinto i giudici di Sulmona a questa decisione, il Wwf annuncia che chiedera' al Procuratore Generale della Corte d'Appello di impugnare questa sentenza.