A due anni dall'esplosione del metanodotto della Snam a Mutignano di Pineto (Teramo) la Procura di Teramo firma l'avviso di conclusione delle indagini e stralcia la posizione di una ventina di indagati per i quali si profila l'archiviazione. Confermate, invece, le accuse per altrettanti indagati, tutti di Snam Rete Gas, Snam Spa ed Enel distribuzione, nei confronti dei quali si ipotizzano i reati di incendio e crollo colposi e per i quali si potrebbe profilare la richiesta di rinvio a giudizio.
L'avviso di conclusione delle indagini arriva dopo che sul tavolo del pm Silvia Scamurra, titolare del fascicolo, è rientrata nei mesi scorsi la consulenza redatta dagli ingegneri Danilo Ranalli e Gianfranco Totani, dell'Università dell'Aquila, ai quali la Procura aveva posto numerosi quesiti relativi alla manutenzione dell'impianto con l'obiettivo di chiarire eventuali responsabilità. Lo scoppio del metanodotto avvenne il 6 marzo del 2015, con le fiamme che investirono le quattro case circostanti, mandandone due completamente a fuoco, e causando sette feriti, con danni alle coltivazioni circostanti e alla viabilità. Nei mesi scorso la stessa amministrazione comunale di Pineto aveva dato mandato all'avvocato Luigi Guerrieri per costituirsi parte civile in un eventuale processo.