Alessandro Lanci “Un movimento d'opinione senza la concretezza dell'azione politica non dà risultati”
Ha scelto di ripercorrere le fasi più salienti, le più significative di una battaglia combattuta affrontando e superando non pochi ostacoli, con l'unico prioritario obiettivo di fare chiarezza e di evitare che dichiarazioni strumentali gettino ombre su quanto è stato fatto e soprattutto sui tanti che sono scesi in campo contro la Petrolizzazione dell'Abruzzo. Alessandro Lanci, candidato alle Regionali nella lista “Legnini Presidente”, è abituato agli attacchi, anche a quelli che arrivano da chi non te lo aspetteresti mai, e ha sempre risposto con chiarezza e sincerità, in linea con lo spirito e lo stile del movimento, Nuovo Senso Civico, fondato nel 2008 e che subito raccolse consensi e adesioni. Per evitare equivoci e soprattutto quel clima di sospetto così facile da instillare quando si è in campagna elettorale, ha deciso di riassumere i momenti più importanti della lotta contro Ombrina Mare. “Un grande movimento popolare ebbe la forza di opporsi alla petrolizzazione e in particolare a Ombrina Mare. Immane fu lo sforzo delle associazioni, ma come tutte le battaglie, anche quella si svolse a diversi livelli. Sul piano politico, a salvare l'Abruzzo da quel progetto petrolifero, riportando oltre 12 miglia il limite per l'estrazione di petrolio e gas in tutta Italia, fu un emendamento inserito nella legge di stabilità del 2016. Per giungere a un risultato politico – sottolinea Lanci - occorrono interlocutori politici, ebbene quell'interlocutore fu proprio l'allora Sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini. Prova ne è un fatto. Sono noti gli autori degli emendamenti presentati da chi era all'opposizione, come per esempio quello di Fabrizio Di Stefano che abbiamo tutti apprezzato per l'impegno, ma è rimasto ignoto l'autore dell'emendamento approvato. La domanda sorge spontanea, come mai? Sarebbe stata davvero una grande occasione per riscuotere consenso. Magari l'autore sarebbe stato considerato un eroe nazionale sia per la lungimiranza sia per la difficoltà dell'azione politica messe in campo, visto che allora chi governava era piuttosto accondiscendente nei confronti dei petrolieri. La paternità di quell'idea – continua Alessandro Lanci - e l'impulso all'azione furono il frutto dell'intuizione politica di Giovanni Legnini . A lui, e solo a lui, e io ne sono stato testimone diretto insieme a pochissimi altri, si deve la preparazione della strategia. Prima della sua nomina al Csm, come ho specificato nel comunicato dello scorso 5 gennaio. Chi conosce la politica sa che certe azioni vanno costruite nel tempo, attraverso il paziente e silenzioso lavoro di concertazione. Fu così che la battaglia contro la petrolizzazione dell'Abruzzo ottenne nell'ultimo periodo una svolta decisiva. Oggi, nell'agone della campagna elettorale, qualcuno vuole confondere, insinuare, mistificare. Perché non riconoscere il ruolo che ciascuno ha interpretato? Smentire le mie affermazioni richiamando lo Sblocca Italia è fuorviante e ingannevole perché nulla aveva a che fare con il progetto Ombrina Mare. Quella fu una legge complessa che riguardava molti aspetti ancora oggi da me fortemente criticati, ma di sicuro non fu farina del sacco della corrente bersaniana della quale Legnini faceva parte. La pratica del bene comune sperimentata con entusiasmo anche con i miei detrattori dell'ultim'ora, mi porta a dire che la politica è altro: significa raggiungere l'obiettivo della difese del territorio insieme – conclude Lanci - e non appollaiati sulla riva di un fiume di livore in attesa che passi un cadavere qualsiasi pur di dare un senso alla propria solitudine. La verità è che senza la strategia lungimirante e coraggiosa del Sottosegretario Legnini, oggi avremmo una Ombrina Mare fumante al largo della Costa dei Trabocchi”.