L'esercito dei sindaci teramani no-cratere lancia un appello alle istituzioni per il sostegno nelle verifiche e per dare un tetto a chi lo ha perso: sono nove e rappresentano quasi 8.500 famiglie, oltre 20 mila abitanti, dalla 'piccola' Pietracamela (250 residenti), alla maggiore Campli (oltre 7mila), hanno danni ingenti e un problema comune, le attività produttive in ginocchio e non vogliono essere esclusi, come per molti in precedenza, dai fondi previsti per la ricostruzione.
Il quadro descritto questa mattina, nella sala conferenze messa a disposizione del Bacino imbrifero montano (Bim) del Vomano-Tordino, è desolante, che conferma come il terremoto del 30 ottobre ha seminato drammi soprattutto nel Teramano, che conta il 60% dei danni registrati in tutto l'Abruzzo. C'è il primo cittadino di Campli, Pietro Quaresimale, diventato 'sindaco itinerante' perché la stanza del suo municipio è inagibile, quello di Torricella Sicura, Daniele Palumbi, denuncia episodi di sciacallaggio nelle abitazioni degli sfollati (il dato numerico più importante tra le 9 comunità con 110 famiglie, 243 persone, evacuate), quello di Isola del Gran Sasso, Roberto Di Marco, che ha i dipendenti comunali tutti al piano terra del Comune perché vogliono una via di fuga vicina, oppure ancora quello di Pietracamela, Michele Petraccia, che non ha sfollati perché gli sfollati ce li ha dal sisma del 2009. I senza-tetto e le scuole danneggiate sono le emergenze cui si chiede di far fronte. "Non dimenticateci - dice il sindaco di Tossicia, Franco Tarquini -, non fate che questo sia un sisma 'telecomandato', ovvero riservato solo a pochi Comuni per la ricostruzione", e denuncia i ritardi per l'erogazione dei fondi del sisma 2009, fermi all'annualità 2014. Le scuole di Campli e di Isola difficilmente riapriranno lunedì prossimo, quella di Torricella sono gli unici edifici sicuri, gli altri tamponano la situazione come possono. E dove la gente resta nei centri di accoglienza anche di giorno o emigra verso le case al mare, il commercio va in malora: si contano a decine le chiusure. Adolfo Moriconi, sindaco di Fano Adriano, e il collega Petraccia, i due che possono vantare un'attrazione turistica in più come gli impianti di risalita sul versante teramano del Gran Sasso, sottolineano il paradosso: "Dovremo ricorrere al Tar perché la Regione non ci ha inserito nemmeno nelle aree svantaggiate".