Abitava a pochi metri di distanza dal luogo in cui è stato definitivamente sepolto, ieri, in una cerimonia che ha toccato i cuori di tutti i presenti.
Scese le scale di casa 72 anni fa per partire in guerra senza sapere che quel "ciao" detto alle persone a lui più care sarebbe stato un addio. Ieri le sue spoglie hanno fatto ritorno a casa grazie al lavoro congiunto del sindaco di Aielli, Enzo Di Natale, e dei familiari di Mario Marco Angeloni, che hanno ritrovato dopo lunghe ricerche il suo corpo seppellito nel cimitero militare italiano d'onore di Francoforte sul Meno in Germania, e ne hanno chiesto il rimpatrio.
"Marco è tornato - ha scritto ieri in una nota il primo cittadino - . Partì nel 1941 a soli 20 anni, catapultato nel l'inferno del fronte. Il 9 settembre 1943 i nazisti lo fecero prigioniero e lo internarono in un campo di prigionia.
Lì trovò la morte, dopo atroci sofferenze, dopo due anni di stenti e di umiliazioni. Fu sepolto nel cimitero militare italiano d'onore di Francoforte sul Meno, riquadro F, fila 8, tomba 19.È tornato a casa oggi, 25 ottobre 2017, 72 anni dopo."
"Finalmente - ha proseguito Di Natale - la famiglia avrà una tomba su cui piangere e gli aiellesi una lapide su cui poter deporre un fiore.
Da oggi sarà la sua terra ad accudirlo, i suoi monti a proteggerlo. La tumulazione privilegiata, sotto il nostro monumento ai caduti, è a memoria di tutti gli aiellesi morti durante le due guerre mondiali ed è anche un riconoscimento postumo ad una famiglia, la famiglia Angeloni, a cui la barbarie del secondo conflitto strappò tre figli. Le sue spoglie, quindi, diventano un simbolo e si trasformano in un monito per le future generazioni: la guerra è miseria, la guerra è morte."
Ad accogliere il soldato Angeloni, alle 11.30, c'erano le istituzioni locali, don Antonio Allegretti, i familiari, esponenti di varie associazioni e molti cittadini. Un corteo ha accompagnato il feretro ai piedi del monumento ai caduti di Aielli, dove Mario Marco Angeloni è stato sepolto in rappresentanza di tutti i caduti di tutte le guerre.
Nel suo discorso prima della tumulazione, don Antonio ha detto: "La morte, anche se avvenuta tanti anni fa, rappresenta sempre una ferita aperta. Mi sono emozionato a vedere come la sorella abbia accolto la piccola urna in lacrime. Le guerre strappano via vite giovani, come nel caso di questo soldato, partito ventenne dalla sua Aielli e non tornato".