La conferenza si è svolta nella sede del Centro, in presenza del sindaco Diego Ferrara, degli assessori alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Mara Maretti e Fabio Stella, della responsabile della Cooperativa Alpha, Marialaura Di Loreto.
“Il Comune di Chieti è presente su questa tematica che ci riguarda come istituzione, per questo abbiamo voluto fare la presentazione nel luogo di riferimento anche dell’azione istituzionale in seno alla rete antiviolenza – così il sindaco Diego Ferrara – Chieti risponde e agisce e siamo lieti di farlo attraverso iniziative concrete, come il reinserimento nel mondo del lavoro che è ben rappresentato nei dati del Centro Antiviolenza. Il mio impegno e quello dell’Amministrazione è mantenere una presenza operativa sul fronte, perché è questo che devono fare le istituzioni, essere presenti, agevolare nuovi inizi e, soprattutto, non arrivare troppo tardi”.
“Quello del Centro antiviolenza è un monitoraggio annuale e non è cosa da poco, perché ci consente di conoscere come si sviluppa il fenomeno nel contesto cittadino – così l’assessore alle Politiche Sociali, Mara Maretti - e di capire cosa fare per rafforzare la rete, come formare tutti gli attori territoriali che ne fanno parte e potenziarli, perché è il punto di partenza di tutte le politiche sociali destinate alle diverse aree di bisogno. Sicuramente le donne devono sapere che l’Amministrazione supporta questo Centro antiviolenza, che qui possono anche solo venire a chiedere informazioni rispetto a una convivenza e a situazioni che possono nascondere condizioni o rischi di violenza. Qui c’è un presidio territoriale e dietro c’è una collaborazione fra istituzioni che funziona benissimo”.
“Agire in rete è utilissimo non solo a chi promuove azioni, ma anche al cittadino, che così viene rappresentato e sostenuto da tutti i soggetti che lavorano sul territorio – conclude l’assessore alle Pari Opportunità, Fabio Stella - perché a volte anche misure che esistono per aiutare chi subisce violenza a uscirne, o a ricominciare una vita, come il reddito di libertà, fanno fatica a raggiungere i destinatari. A questo fare da riferimento si aggiunge anche l’importanza di lavorare con le scuole, perché alcune situazioni famigliari molto critiche, emergono attraverso le scuole e possono essere affrontate con interventi mirati e tempestivi”.
“Dall’analisi dei dati comparati a quelli dell’annualità precedente, dal 2020 al 2021 il trend di aumento del 30 per cento delle richieste di aiuto e telefonate provenienti dal numero di emergenza 1522, si conferma. Questi numeri indicano una fiducia nei confronti dei nostri servizi, un po’ meno rispetto ai sistemi giudiziari e questo è un elemento messo evidenza dall’ultimo report della Commissione nazionale sul femminicidio in cui si evidenzia la difficoltà delle donne a denunciare – così la responsabile della cooperativa Alpha, Marialaura Di Loreto - L’85 per cento delle donne a livello nazionale non denuncia la violenza subita e il 16 per cento di queste addirittura non ne parla con nessuno, nemmeno con i famigliari, quindi questi luoghi sono luoghi di accoglienza, di protezione e di informazioni, di rispetto della loro volontà: nessuno le costringe a denunciare, nessuno fa segnalazioni presso enti che possono minare l’autostima della donna e quindi l’appello è rivolgersi ai centri antiviolenza, dove c’è personale formato e preparato a rispondere a tutte le esigenze che si possono manifestare, compresa la violenza economica, che è un dato rilevate anche a livello nazionale. Dal 5 di ottobre abbiamo iniziato una serie di percorsi di aggiornamento con i soggetti della rete, firmatari del protocollo del 2015 di cui anche il Comune è interprete. Un aggiornamento costante con professionisti che hanno esperienze a livello nazionale con tutte le tematiche inerenti la violenza, dall’aspetto sanitario, il pronto soccorso, alle tematiche giudiziarie penali e civili, l’assistenza per i minori e l’evoluzione legislativa, con la legge sul codice rosso che ha ridisegnato anche alcune procedure di intervento. L’inserimento lavorativo è l’altro punto cardine del nostro lavoro perché consente alle donne, attraverso l’attivazione di tirocini, di tornare in un mercato del lavoro da cui erano state escluse. Il lockdown ha aggiunto al quadro una crisi economica che ha tagliato fuori per prime le donne, noi le aiutiamo attraverso una rete di aziende che hanno sposato con noi questo pensiero del reinserimento lavorativo e il 25 per cento di quelle che hanno fatto tirocini sono state assunte a tempo indeterminato. È una sinergia che funziona, le donne che vivono situazioni di violenza sono solo momentaneamente deprivate della loro libertà economica e professionale, ma hanno competenze che a causa della violenza non possono esprimere, ma che, grazie alla rete, vengono ricollocate e possono tornare ad esprimersi”.