Negli ultimi mesi, oltre agli ordinari controlli sul lavoro nero ed irregolare, i finanzieri della Compagnia di Vasto hanno avviato una mirata analisi di rischio imperniata sui documenti che, secondo la normativa vigente, devono essere presentati per ottenere il reddito di cittadinanza, alcuni dei quali costituiti da mere attestazioni autocertificate. In particolare, è stata verificata la posizione di una cinquantaquattrenne che, dal maggio 2019, percepisce il reddito di cittadinanza, ampliando l’indagine a tutto il suo nucleo familiare. Dai riscontri documentali effettuati anche con le banche dati in uso al Corpo, è emerso che, in epoca successiva all'accoglimento dell’istanza, nell’ambito del nucleo familiare del soggetto beneficiario si era aggiunto un ulteriore componente che percepiva, dal 2018, un regolare stipendio come lavoratore dipendente, per circa 22.000 euro annui, ma la circostanza non era stata comunicata all’INPS. In pratica, omettendo di aggiungere il familiare con redditi, la signora si avvaleva di una certificazione ISEE non veritiera, vale a dire con requisiti reddituali che, di fatto, non avrebbero consentito alla stessa di continuare a percepire il sussidio. Pertanto, ai sensi della Legge 26/2019, la signora si è resa responsabile delle violazioni penali previste dall’art. 7 della stessa Legge, che prevede la reclusione da uno a tre anni per chi ometta di comunicare, all’Ente erogatore, variazioni rilevanti del reddito complessivo, del patrimonio o del nucleo familiare. La posizione della signora è stata segnalata sia all’I.N.P.S. per l’immediata decadenza dal beneficio e per il recupero delle somme indebitamente percepite, ma anche alla Procura della Repubblica, avendo la stessa omesso di comunicare le citate informazioni familiari e reddituali. L’attività testimonia l’impegno della Guardia di Finanza per contrastare i fenomeni di indebito accesso al reddito di cittadinanza da parte di chi non ne ha diritto, soprattutto i lavoratori irregolari, i possessori di beni patrimoniali mai dichiarati, coloro che affittano case in nero o dediti ad attività illecite. Il risultato è opera di una quotidiana attività info-investigativa svolta dal Corpo nel comparto della tutela delle uscite, con il fine di assicurare la corretta destinazione di aiuti economici statali a coloro che si trovano in reali condizioni di bisogno.