“Aspettiamo la pubblicazione delle linee guida nazionali sul ‘caso’ delle concessioni balneari dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha fissato il ritorno sul mercato al primo gennaio 2024, poi faremo noi la legge regionale che so per certo cosa dovrà prevedere: non andremo mai all’evidenza pubblica senza non riconoscere gli investimenti fatti al prezzo di mercato odierno, né tantomeno senza valutare l’avviamento delle attività esistenti, e infine non si potrà ammettere a evidenza un bene che ha un lasso di tempo tanto ampio da renderlo appetibile per una grande speculazione finanziaria che non vedrà di certo favorita un’azienda familiare ma inevitabilmente vedrebbe coinvolti investimenti di grandi risorse finanziarie".
"Tutto questo non avverrà mai con la presenza della maggior parte delle forze politiche che oggi siedono in Consiglio regionale, maggioranza e opposizione. In Abruzzo è partita la mobilitazione e la Regione scende in campo con i nostri balneari”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri intervenendo oggi nella seduta straordinaria del Consiglio comunale di Pescara convocata sulla problematica, alla presenza di decine di balneatori. “Quando parliamo di balneari parliamo innanzitutto di imprenditori – ha sottolineato il Presidente Sospiri – che hanno dipendenti, fornitori, ovvero che hanno saputo creare un sostentamento per migliaia di famiglie e che di fatto in un’economia nazionale che punta sul turismo, rappresentano l’elemento cardine per la ripresa. Credo che sia chiaro come la pensiamo io e tutta la compagine politica cui appartengo sulla sentenza del Consiglio di Stato: che fossimo alla vigilia di una sentenza pessima era nell’aria e ne avevo parlato con le Associazioni datoriali, era chiaro che avremmo avuto una sentenza politica e le avvisaglie ci sono state quando l’Antritrust ha impugnato i provvedimenti regionali con cui avevamo ordinato ai Comuni di rispettare l’obbligo di rinnovare e prorogare le concessioni balneari in scadenza sino al 2033. Quando è arrivato il provvedimento di infrazione dell’Antitrust è stata chiara la valenza politica che avrebbe avuto il pronunciamento del Consiglio di Stato, forse discendendo da obblighi europei, obblighi sui quali l’Italia non è stata consultata, e la sentenza del Consiglio di Stato ne è stata la conseguenza oltre che testimoniare il buco che c’è stato negli anni nell’affrontare il problema in modo sostanziale e di questo si assume la responsabilità il Parlamento. La Regione Abruzzo ha preso una posizione su quella sentenza, forse l’unica Regione in Italia a farlo, e si è costituita al Consiglio di Stato contro il ricorso che prevede l’annullamento delle proroghe e dei rinnovi, siamo l’unica Regione in Italia eppure tutte le regioni avrebbero dovuto annusare l’aria. Purtroppo trattandosi di un indirizzo politico del Consiglio di Stato non ci è stato concesso di mandare tutto alla Corte di Giustizia europea, non abbiamo avuto il tempo, e la sentenza del Consiglio di Stato è talmente politica che addirittura detta obblighi che superano le competenze di un tribunale, legifera al posto nostro e afferma una contraddizione, ovvero prima impone l’annullamento delle proroghe e l’immissione sul mercato delle concessioni, poi riconosce che i tempi sono stretti e decide autonomamente una proroga di due anni, con scadenza al primo gennaio 2024, ma perché dovrebbe essere il Consiglio di Stato a decidere la durata delle proroghe e non lo Stato sovrano? Ora – ha proseguito il Presidente Sospiri – è chiaro che la palla è nelle mani del Governo che deve capire quale approccio avere con la materia. Il primo, sicuramente il meno utile per noi, è che alcune o la maggior parte delle concessioni demaniali, non sono soggette alla Direttiva Bolkestein e non dovranno andare a evidenza, anche se su questa linea sono scettico. La verità è che non ci crede nessuno che al primo gennaio 2024 avremo completato la mappatura, la tariffazione, le modalità di gestione di tutte le concessioni esistenti che dovrebbero andare a evidenza, che non sono solo gli stabilimenti balneari, ed è chiaro che finchè non c’è una nuova gara, il concessionario già titolare è legittimato a continuare a gestire, anche perché non penso che qualcuno stia ipotizzando un esproprio proletario. Quello che di sicuro non potrà mai accadere in Abruzzo, fino a quando ci saremo noi al Governo, ma anche con l’attuale opposizione, è che si vada a evidenza senza aver prima riconosciuto gli investimenti effettuati dagli imprenditori, investimenti che andranno valutati con il prezzo di mercato odierno, così come senza aver valutato l’avviamento e poi la battaglia contro le grandi speculazioni. In altre parole non ci potrà mai essere un’evidenza che non abbia criteri tali da non salvaguardare chi ha reso quei luoghi, quegli stabilimenti delle vere imprese turistiche. Certamente per vincere la battaglia e contenere il danno, occorre l’unità di tutte le Associazioni di categoria.