Partite da una querela dei soci di minoranza, le investigazioni hanno fatto riemergere il sodalizio criminale e professionale esistente tra i due amministratori principali, moglie e marito, che, con la complicità del figlio titolare di un’altra ditta, sono sospettati di aver indebitamente prosciugato le risorse finanziarie delle casse societarie. Due le aziende “compiacenti”, prive di assoluta operatività. Una di proprietà dei coniugi, l’altra riconducibile al figlio. Il metodo, l’utilizzo di fatture false per operazioni commerciali mai avvenute, allo scopo di drenare ulteriori 250 mila euro dalle casse aziendali. Le ipotesi di addebito delle Fiamme Gialle, supportate dagli accertamenti ispettivi eseguiti, avevano già portato alla denuncia dell’intera famiglia di imprenditori alla locale Autorità Giudiziaria, e al provvedimento di sequestro emesso dal G.I.P. del Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, con apposizione di sigilli a conti correnti, appartamenti, orologi di marca e auto di lusso per oltre € 3,5 milioni.