Il silenzio è stata ritenuta la scelta più giusta, perché è difficile parlare, commentare quando ci si sveglia con una notizia che lascia attoniti e sgomenti, addolorati e impotenti. Queste le sensazioni e i sentimenti provati dai dipendenti de “La Rondine”, la cooperativa coinvolta in un’indagine giudiziaria per l'arresto del presidente e legale rappresentante Domenico Mattucci con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta. Avevano bisogno di recuperare la lucidità e le energie necessarie per affrontare giornate complicate e ora, a quasi una settimana dal drammatico episodio, rompono il muro di riservatezza e di riserbo e lo fanno con l'unico prioritario obiettivo di salvaguardare il lavoro e gli oltre 600 dipendenti della cooperativa. “Siamo abituati a far fronte a situazioni delicate e complesse; il nostro lavoro, proprio per la sua specificità, richiede oltre alla professionalità, pazienza, dedizione e spirito di servizio, soprattutto la forza e il coraggio di non lasciarsi abbattere quando ci sono difficoltà che sembrano insormontabili – sottolinea il neo presidente della cooperativa Alberto Giuliani - ora dobbiamo raccogliere tutte le nostre energie, affidarci alle nostre competenze e andare avanti, con maggiore determinazione proprio per dimostrare, semmai ce ne fosse bisogno, che mai siamo venuti meno ai nostri impegni. Sappiamo che questo è un brutto momento, ma siamo anche consapevoli di quanto la cooperativa ha costruito negli anni e dei risultati conseguiti. Siamo preoccupati per il futuro di centinaia di famiglie e per i nostri assistiti. Lo scorso 8 aprile abbiamo tenuto un CdA urgente, rimuovendo dalla carica il precedente presidente e avviando al tempo stesso un'azione disciplinare interna. Contestualmente è subentrato Matteo Giancristofaro come nuovo consigliere di amministrazione. Inoltre abbiamo già provveduto a convocare l’assemblea dei soci per ratificare il nuovo Consiglio d'Amministrazione.”
Ed è un'atmosfera abitata da timori e preoccupazioni, ma anche dalla volontà di non lasciarsi scoraggiare dall'attuale situazione, quella che si respira nella sede di Lanciano della cooperativa, che intende mettere in campo tutte le azioni per tutelare chi lavora, perché dietro le vicende giudiziarie ci sono le persone, ci sono famiglie che vedono vacillare le proprie sicurezze. “Abbiamo anche provveduto a dare procura all'avvocato Sergio della Rocca per difendere gli interessi della cooperativa. Sono più di 600 i dipendenti - precisa Giuliani – e 10 mila i nostri assistiti ai quali è doveroso continuare ad assicurare servizi essenziali, fondamentali. Questa la volontà mia e di tutto il CdA, che si prosegua sia nei rapporti con i soci e dipendenti, sia nello svolgimento delle commesse attualmente in corso e nei rapporti con le stazioni appaltanti. Per quanto riguarda l'appalto di Pescara, se la magistratura prenderà provvedimenti in merito, noi ci adegueremo, confidiamo nel percorso della giustizia e siamo a disposizione, se necessario, nella massima trasparenza”.