Leggerezza, superficialità nella gestione dell'emergenza e mancata prevenzione. Si apra una profonda riflessione.
A distanza di alcune settimane dall'emergenza incendi Fratelli d'Italia – AN, per tramite del dirigente provinciale Federico Carboni, trae un bilancio di quanto non è stato fatto in seno al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga sottolineando il fallimento generale dell'ente in tema di prevenzione ed intervento: “Troppa leggerezza e superficialità, quanto è accaduto non è solamente ascrivibile all'ente parco ma anche alla Regione Abruzzo”. A distanza di un mese infatti è sceso un alone di mistero su quanto accaduto: “Qualcuno dovrebbe semplicemente spiegarci se è in grado ed ha le capacità per fronteggiare queste situazioni di crisi che sono destinate a ripetersi nei prossimi anni – introduce Carboni - la nostra non vuole essere solo una critica che comunque risponde ad accadimenti importanti ma anche lo spunto affinché si possa aprire una profonda riflessione”.
Diverse le problematiche che investono i due enti tirati in ballo a partire dall'aspetto economico: “E' lo slogan ricorrente ma ritengo non sia solamente una questione economica, tutti conosciamo le ristrettezze di bilancio di cui soffre ogni ente in Italia, questa però è divenuta una costante quasi a giustificare qualsiasi insuccesso, penso che molte volte alla base di tutto vi sia la mancanza di volontà nell'individuare soluzioni reali e determinanti anche perché poi i costi economici, sociali ed ambientali di queste sottovalutazioni sono enormi, come sono enormi i sacrifici umani ed il dispendio di risorse necessarie per limitare i danni”.
Scarsa lungimiranza nella gestione dell'ente: “Sono gli incendi a dimostrarlo, conseguenza di una mancata sorveglianza in alcune aree e la totale assenza di programmazione nella gestione di eventi distruttivi come questi, funzioni che spettano anche all’Ente Parco – continua Carboni – purtroppo viviamo in continua emergenza ambientale aggravatasi a seguito dello scellerato accorpamento della Forestale con l'Arma dei Carabinieri e nonostante gli eventi ormai si ripetano con costanza non si riescono a predisporre piani d'intervento preventivo di una certa rilevanza o nel caso questi esistano rimangono in bella mostra sulla carta stampata”.
A margine il dirigente provinciale di Fratelli d'Italia – AN si concentra sulle possibili soluzioni: “Voltare pagine con la ferma intenzione di cambiare le cose, la Regione si doti di una struttura antincendio seria, realizzi nuovi punti di approvvigionamento idrico e fermi nell'immediatezza qualsiasi interesse economico legato alla ricostruzione naturale, inoltre, dopo che la magistratura avrà accertato ogni responsabilità si conceda, attraverso un piano ben preciso, ai Parchi la possibilità di fare prevenzione attraverso volontari che controllino il territorio soprattutto nei mesi più torridi anche attraverso un protocollo d'intesa con il Ministero della Difesa per l'impiego di militari. Siamo convinti infatti che per far fronte ad aree così vaste non bastino i 716 volontari AIB individuati nell'ultimo piano redatto dalla Regione Abruzzo in ottemperanza alla legge quadro 353/2000, encomiabile è stato il lavoro della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco ma senza una prevenzione alla base anche il loro compito viene vanificato”, conclude Carboni.
A margine una riflessione proprio sulla legge quadro del 2000: “Sono passati 17 anni e non è stato fatto praticamente nulla, un arco temporale tale da rendere inaccettabile questo disastro ambientale - sostiene Carboni – quella legge, che assegna competenze e ruoli per prevedere, prevenire e contrastare gli incendi boschivi era ed è strategica per i nostri parchi. Ora ognuno, a partire dall'ente parco, si assuma, dunque, le proprie responsabilità e assolva ai già troppi ritardi accumulati fino ad ora. Servono più prevenzione e controlli oltre ad una efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici”.