“La mafia non è mai finita, oggi non spara con la lupara, ma si muove con i colletti bianchi, vive di collusione, di corruzione, sposta con un semplice click fiumi di denaro.
Per questo non bisogna mai abbassare la guardia, e avere controllo del territorio, monitorando il consenso dei cittadini. Ai ragazzi chiedo di reagire, di denunciare, di non prestare il fianco, di non essere complici, ma di ribellarsi a un sistema che è l’antitesi della libertà”. Lo ha detto il Sostituto Procuratore della Repubblica di Pescara Andrea Di Giovanni, protagonista, all’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ di Pescara della Giornata Nazionale della Legalità promossa nell’ambito del Premio ‘Borsellino’. Al centro del dibattito il tema ‘L’importanza della Memoria nel contrasto delle Mafie’, un evento che ha visto la presenza, oltre che dei relatori, ossia della Dirigente Alessandra Di Pietro, del docente Graziano Fabrizi per il ‘Premio Borsellino’ e della Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Pescara 1 Teresa Ascione, anche di illustri ospiti, tra cui il questore Francesco Misiti, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini e Anna Maria di Rita, Presidente dell’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana – Sezione di Pescara.
Ad aprire la giornata, che ha visto la presenza delle classi quarte dell’Istituto Alberghiero, supportate dalle docenti Rosa De Fabritiis, Renata Di Iorio e Rossella Cioppi, e degli studenti dell’Istituto Comprensivo 1, è stato il docente e regista Edoardo Oliva, che ha letto un racconto metaforico di Italo Calvino, dal titolo ‘La pecora nera’.
Quindi la parola alla dirigente Di Pietro: “Oggi celebriamo la 24a Giornata della Legalità, che anno dopo anno ci fa incontrare i testimoni della legalità, i protagonisti che hanno dedicato la propria vita alla lotta contro il sistema mafioso. I nostri ragazzi sono chiamati a chiedersi perché tanti uomini hanno combattuto contro la mafia pur sapendo di mettere in pericolo la propria vita e cosa dobbiamo fare noi concretamente per dare un significato sostanziale alla parola legalità. Ebbene tutto nasce dal concetto di responsabilità, ovvero tutti dobbiamo contribuire a contrastare nel nostro quotidiano le forme diffuse e diverse di corruzione, tutti dobbiamo sentirci chiamati in causa, dimostrando senso di appartenenza a una comunità, che sia la scuola, la società, il Paese. E nessuno deve sottostare a condizionamenti, ma dobbiamo sentirci liberi di fare delle scelte. Quindi tre parole sono fondamentali: legalità, responsabilità e libertà”. “Noto che c’è una superfetazione memoriale – ha sottolineato il sindaco Alessandrini -. Noi abbiamo i miti del nostro tempo, Falcone e Borsellino, ma in realtà tutti dobbiamo contribuire e agire, sono stanco del lamento perenne, la vita dipende da noi, se buttiamo le carte a terra poi non possiamo lamentarci perché la città è sporca, credo nell’etica del lavoro di chi opera giorno per giorno”. “Ho vissuto gli anni degli attentati – ha sottolineato il questore Misiti -, ho molti ricordi con Paolo Borsellino, e ricordo dal ’96 in poi gli arresti. Ma la mafia non è finita, oggi viaggia su windows e mac quindi è più difficile combatterla, anche se quegli anni hanno insegnato alle forze dell’ordine a riconoscerla, seguendo la traccia dei reati-spia”. Quindi la parola al magistrato Andrea Di Giovanni: “Ho iniziato la mia carriera sul Gargano, in una terra di confine. Ricordo che, quando sono arrivato, non ero abituato a certi rapporti. Ho sentito subito due effetti, innanzitutto il controllo del territorio: avevo comprato un’auto nuova e tutti mi dicevano di fare attenzione, perché appena arrivato mi avrebbero individuato, riconosciuto, avrebbero scoperto dove abitavo e quale sarebbe stata la mia palestra di riferimento e tutto mi sembrava strano, provenendo da una città, Chieti, ancora estranea a certe consorterie criminali. Quando, preoccupato, ho chiesto consiglio ai Carabinieri del posto, mi risposero di stare tranquillo perché finchè il mio lavoro non avrebbe minacciato la sopravvivenza delle organizzazioni criminali, non mi sarebbe accaduto nulla. Ho impiegato due anni per capire i meccanismi di quelle terre. Poi il consenso: oggi la mafia, come tutti i fenomeni criminali, non si presenta più con la classica lupara, le dinamiche sono molto più evolute, parliamo di collusione, usura, usa i colletti bianchi e spesso il binario su cui si muove la criminalità è lo stesso della pubblica amministrazione, ovvero quello degli appalti pubblici, del consenso popolare, della stessa democrazia rappresentativa, e allora vanno trovati gli antidoti”. Subito dopo il docente Graziano Fabrizi, rappresentante dell’Associazione ‘Falcone e Borsellino’, ha presentato due lavori realizzati con gli studenti della classe prima C del Liceo ‘Corradino D’Ascanio’ di Montesilvano, ossia uno spot contro la mafia e un videogioco ‘Follow the money’ scaricabile gratuitamente dalla rete dal sito www.gamefalconeborsellino.it che, seguendo il denaro, permette agli studenti di conoscere luoghi simbolo della lotta alla mafia, “un gioco in cui il bene vince sempre e il male va in galera”. In conclusione il magistrato Di Giovanni è stato intervistato dallo studente Luca Lorusso della classe IV indirizzo Enogastronomia sezione F, coordinato dalla docente Rossella Cioppi. A chiudere il saluto della dirigente Ascione: “Ritengo fondamentale coinvolgere gli studenti più piccoli nella quotidiana battaglia contro ogni forma di illegalità e di criminalità, di corruzione e di criminalità, ricordando che tutti dobbiamo sentirci parte attiva e dare il nostro contributo di pensiero sano e di conseguente comportamento”. A conclusione della giornata il Pranzo della Legalità presso l’Officina del Gusto a cura della classe Terza indirizzo Enogastronomia, sezione G, e del docente-chef Amedeo Prognoli.