“Fuori dall’ombra” è il titolo della mostra fotografica di Cristian Palmieri, dedicata al mondo femminile. Il progetto, finanziato dal Comune di Roseto degli Abruzzi e dalla Fondazione Tercas, è inserito nel programma di Roseto Cultura 2016 e sarà visitabile, nella sede della galleria d’arte di Progetto Auto Group di Scerne di Pineto (statale 16), fino al 10 gennaio.
“Fuori dall’ombra” si presenta allo spettatore come proposta culturale ed educativo-formativa. La volontà dell’autore, tramite l’arte fotografica, è quella di rendere la donna protagonista di una società che non sa riconoscerla ancora come tale.
Costituisce un tema di discussione la donna: femmina, madre, figlia, lavoratrice, ricercatrice, esteta, artista e musa, valorizzata dalla società contemporanea a cui appartiene e al contempo da quest’ultima vessata e poi ancora messa da parte e rigettata di nuovo nella rete di fatti di cronaca che la vuole “vittima”. Un tema fortemente contemporaneo che assume i caratteri di una problematica sociale che chiede urgentemente di essere ascoltata. “Fuori dall’ombra” di Cristian Palmieri ha una duplice finalità: educativo-formativa in quanto pone al centro un tema di rilevanza sociale; artistico-culturale in quanto il mezzo d’espressione scelto è la fotografia.
Da tale comunione di spiriti nasce una proposta che vuol gettare le basi per la costruzione di una relazione tra realtà sociale e realtà artistico-culturale, scegliendo di rappresentare la figura femminile e interpretarla attraverso la fotografia. Il lavoro del fotografo rosetano Cristian Palmieri si compone di cinquanta ritratti di donna a grandezza naturale stampati su carta canvass fine art, la cui trama in rilievo rende le immagini tridimensionali all’occhio dello spettatore e piacevoli al tatto. Un’opera, dunque, interattiva, che consente di instaurare un rapporto di vicinanza tra le immagini e lo spettatore. Ogni ritratto narra una storia personale, intima, femminile che abbraccia età diverse ed estrazioni sociali diverse. Donne che escono dall’ombra per reclamare lo spazio della propria identità.