L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), all’indomani del sequestro, aveva presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pescara denuncia querela per l’ipotesi di reato di uccisione di animale, mediante omissione, ex art. 544 bis e per il reato di maltrattamento di animali ex art. 544 ter del Codice penale.
La storia della loro salvezza inizia grazie a una segnalazione giunta all’Oipa. «Arriva un video da una persona che ha deciso di restare anonima», racconta Nunzia Perrot, delegata dell’Oipa di Chieti. «Sono immagini agghiaccianti: due pitbull legati alla catena in un bosco senza cibo e con una ciotola acqua putrida. Ci muoviamo immediatamente per rintracciare il luogo e l’eventuale proprietario e allertiamo i Carabinieri forestali del nucleo Cites di Pescara. Sul posto c’era anche una terza cucciola morta di fame, interrata proprio dove era legata, un’altra era agonizzante e il maschietto talmente denutrito che pesava sì e no 14 chili. Gli stessi militari restano scossi da quanto vedono».
I cani superstiti vengono sequestrati ed entrano al canile sanitario di Pescara, mentre il corpo della cucciola seppellita viene mandato all’Istituto zooprofilattico per l’esame autoptico che dà il verdetto: è stata lasciata morire di stenti.
«Ci vengono affidate due animali defedati, impauriti e timidi. Le prende in carico in custodia giudiziaria Alessia Rotellini per la sua esperienza con i cani reduci da combattimenti e inizia la loro nuova vita», continua Nunzia Perrot. «Abbiamo lavorato insieme recuperarli anche dal punto di vista psicologico. Ci ha aiutato un bambino, figlio di Alessia, che da subito ha creato un legame di empatia con Morgan e Tueda, così li abbiamo chiamati. Oggi i due cani vivono felicemente nella loro nuova famiglia: sono due cani molto sereni ed equilibrati. La prova che la loro razza non è indice di aggressività, tutt’altro. Le foto e il video che invitiamo a guardare lo dimostrano».