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Cronaca

Processo Rigopiano, dopo le 22 archiviazioni l'amarezza del papà di Stefano Feniello

04/12/2019 - Redazione AbruzzoinVideo
Processo  Rigopiano, dopo le 22 archiviazioni l'amarezza del papà di Stefano Feniello

"Questa archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso in giro dalla giustizia". Dice Alessio Feniello

"Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c'è andato in vacanza. Ho appena saputo che il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti di tutti i funzionari della Regione, della Acquaviva, e anche dei tre personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte. Questa archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso per il c...o dalla giustizia." Sono le parole scritte su un post sulla sua pagina Fb da Alessio Feniello, papà di una delle vittime della tragedia avvenuta il 18 gennaio 2017  a Farindola, quando una valanga travolse l'Hotel Rigopiano uccidendo 29 persone ospiti e dipendenti della struttura, tra le quali Stefano Feniello, 28 anni. mentre la sua ragazza Francesca Bonzi riuscì ad essere estrata viva dalle macerie dopo 58 ore dalla valanga. Alessio Feniello scrive a caldo su Fb dopo aver ricevuto la notizia che il Gip di Pescara Colantonio ha deciso di archiviare la posizione di 22 persone indagate nell'ambito dell'inchiesta scattata dopo la tragedia per fare luce su eventuali responsabilità da parte di Enti, istituzioni e figure professionali, coinvolte a vario titolo in quel dramma.

Il Luogo della tragedia.

"Sembra che dovrei essere io a chiedere scusa a Provolo e alla Chiavaroli, perché loro ci hanno detto e confermato che Stefano era vivo solo per compassione, per darci conforto.- scrive Feniello - Ma stiamo scherzando? Ma veramente un Giudice può dire una cosa del genere a dei genitori che per quattro giorni hanno creduto che il figlio fosse vivo? Non hanno commesso errore perché erano in buona fede? E noi, allora? Noi non dobbiamo più credere a nessuno, perché se le autorità ci dicono una cosa, dobbiamo pensare che può essere anche il contrario, che può essere un errore in buona fede. Io non credo più a nulla, il processo possono anche non farlo a questo punto, ormai non ha senso credere nella giustizia. L'unico a pagare, fino ad oggi, sono io per aver portato i fiori a Stefano, e sto affrontando un processo per questo. Chi mi ha detto che mio figlio era vivo, facendomi illudere per 4 giorni che sarebbe tornato a casa, invece no, perché l'ha fatto a fin di bene. Io invece i fiori a mio figlio perché li ho portati? Per fare del male a qualcuno? Ma ce l'avete una coscienza? - dice Alessio Feniello, che conclude - Sono schifato, qualcuno deve spiegarmi come è possibile che a pagare siano sempre e solo i poveracci, mentre chi sta al potere può stare tranquillo, sbagliare, uccidere, e rimanere al proprio posto. Se non fosse per la promessa fatta a Stefano, avrei già abbandonato tutto. Questa è l'Italia".

La vittima, Stefano Feniello

 

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