“La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Il giudizio espresso dal massimo organo della giustizia amministrativa, per molti aspetti, calpesta gli interessi di una categoria che si batte da anni per arrivare ad una condizione di certezza ed equità”. Così Sandro Lemme, referente regionale di Confartigianato Balneari, in merito alla sentenza che pone fine alla proroga delle concessioni balneari, disponendone la rassegnazione entro il 31 dicembre del 2023.
“Naturalmente le sentenze sono da rispettare - prosegue Lemme - ma in questo caso rileviamo un sorprendente indirizzo, insolitamente preciso e dettagliato, in riferimento ai margini di manovra concessi al Governo per legiferare nei prossimi due anni. Se da una parte il Consiglio di Stato sgretola una Legge dello Stato, ovvero la 114/2018 che guarda al 2033, censurandone ingiustamente la portata di carattere generale - sottolinea l’esponente di Confartigianato Balneari - poi però applica lo stesso principio, stabilendo che l’indizione delle gare dovrà avvenire entro i prossimi due anni”.
Lemme evidenzia che “due anni rappresentano un periodo troppo breve per immaginare una legge equa e stabile, in grado di regolare l’ambito delle concessioni demaniali, così articolato e frammentato”. Inoltre rileva che “il Governo si è dato appena sei mesi per definire un quadro preciso sul quale intervenire. Siamo ormai vicini alla fine della legislatura - aggiunge il coordinatore regionale di Confartigianato Balneari - e tutto questo lavoro finirà per concentrarsi a cavallo tra l’uscita di scena dell’esecutivo in carica e l’inizio dell’attività del nuovo Governo”.
“Questa sentenza calpesta un settore che in questi decenni ha contribuito, in maniera fondamentale, a garantire un modello di turismo balneare e ambientale basato su standard qualitativi di eccellenza - ricorda Lemme - il testo diffuso contiene riferimenti impropri, come i giudizi superficiali sull’entità dei canoni e sulla redditività delle imprese, lasciando affiorare un atteggiamento quasi politico, evidentemente condizionato da polemiche subdole. Gli operatori del settore non hanno mai compiuto battaglie sul costo delle concessioni, ma non possono accettare che tale voce rappresenti la base per valutare redditività e valore di impresa, peraltro così diverse da territorio a territorio”.
Per Lemme le gare per la riassegnazione delle concessioni, a cui si richiama la sentenza, costituiscono “una tremenda sciabolata al duro lavoro compiuto dalle imprese balneari sulle aree che hanno in concessione e anche per questo ci sarebbe sembrato ovvio tenere nella giusta considerazione professionalità, investimenti, valore sociale ed economico delle attività, al pari di altri fattori importanti come l’esperienza e l’affidabilità. Ci sia permesso di osservare che gli operatori del settore- prosegue Lemme - meriterebbero anche un po’ di riconoscenza per avere avuto in concessione sabbia e restituito un tassello decisivo di quell’industria turistica balneare italiana che vale il 13% del PIL”.
Secondo Confartigianato Balneari Abruzzo, “questa decisione sradica il fondamento di ogni sentenza e di ogni orientamento espressi dalle varie istituzioni dell’Unione Europea, che hanno sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. L’impostazione che il Consiglio di Stato ha offerto, abbastanza inspiegabilmente, come soluzione per il Governo - rimarca Lemme - è invece un’autostrada aperta all’intervento di grandi gruppi industriali e non ci sembra che le amministrazioni stiano comprendendo appieno la portata di questo rischio, così come non ci sembrano organizzate per dare vita, in un lasso di tempo così ridotto e in assenza di regole legislative, alle gare per la rassegnazione delle concessioni”.
In conclusioni, per il coordinatore regionale di Confartigianato Balneari, “questa sentenza è un vero e proprio atto ostile, inspiegabilmente privo di un’analisi obiettiva della realtà. Il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza ed ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane”.