La Fai Cisl Abruzzo-Molise accoglie il grido di allarme della marineria di Pescara che ha ripreso il mare dopo oltre 50 giorni di fermo in banchina. “È tra le più attrezzate d’Italia e pur con la possibilità di poter continuare ad andare in mare, perché tra le attività non sospese dal primo DCPM, ha deciso di fermarsi completamente per circa due mesi, con grande senso di responsabilità verso il contenimento del contagio e, di conseguenza, per mantenere in sicurezza tutti i lavoratori”, afferma Franco Pescara, segretario generale della Fai Cisl Abruzzo Molise, che aggiunge: “Non di meno importanza, il fermo è stato determinato a causa di un mercato non ricettivo a causa della chiusura del circuito Horeca, cioè di alberghi e ristoranti, con il conseguente azzeramento dei prezzi all’ingrosso”. Uscire in mare avrebbe significato esporre i lavoratori a rischio contagio, anche in considerazione del fatto che nei giorni dell’esplosione della pandemia non erano reperibili sul mercato mascherine e altri dispositivi di sicurezza. Contestualmente l’uscita in mare avrebbe determinato per le imprese di pesca costi certi, incassi irrisori e non remunerativi e, ancora peggio, il prelevare risorse alieutiche che sarebbero rimaste invendute. “La responsabilità adottata dalla marineria di Pescara – commenta il sindacalista – non può che essere presa ad esempio e sostenuta come forma di autoregolamentazione per il bene dei lavoratori e della risorsa ittica, a dimostrazione del fatto che i pescatori non sono quella categoria che molto spesso viene dipinta come ‘predatori’ forsennati del mare, miopi e non curanti delle regole sulla sicurezza e della sostenibilità ambientale. Per questo siamo al fianco della marineria e di tutti quei pescatori che con responsabilità e forte determinazione chiedono più attenzione verso l’intera categoria. Come Fai Cisl rivendichiamo alla Regione e all’Inps di competenza l’immediata erogazione della Cassa Integrazione in Deroga dei due mesi di sospensione, come rivendichiamo al Ministero dell’Agricoltura l’immediato pagamento delle indennità in favore delle imprese, per i periodi di fermo biologico degli anni 2018, 2019 e residui 2017, come pure le indennità per i lavoratori per l’anno 2019”. Il sindacato denuncia troppi ritardi, burocrazia, scarsa attenzione verso il mondo della pesca: “Non si possono attendere anni per ricevere ristoro a compensazione di mancata attività imposta da regolamenti e norme comunitarie e nazionali”. Altro punto, sostenuto dalla federazione, la richiesta dei pescatori di azzerare il fermo pesca obbligatorio di agosto prossimo, anche in considerazione del fatto che ad oggi la marineria di Pescara non ha svolto neanche un mese di effettiva attività in mare su oltre 140 giorni di calendario. La riduzione dello sforzo di pesca, così come dettato dai regolamenti europei e dai piani di gestione, può dirsi abbondantemente raggiunto. Su questo interviene lo stesso segretario nazionale Silvano Giangiacomi, che nella Fai Cisl segue il comparto pesca: “Rivendichiamo attenzione da parte del Ministero per permettere, ancorché in maniera graduale, una ripresa della attività in mare senza soluzione di continuità per tutto il 2020 e consentire la ripresa di fornitura del pescato fresco italiano nei periodi a maggiore attrattività, cioè quello estivo”. Richieste che incidono sulla continuità di un settore comunque strategico per l’economia locale, che dà occupazione e lavoro a migliaia di famiglie. “Tutto il Paese – conclude Giangiacomi – è impegnato per far ripartire il motore dell’economia, e sappiamo che non sarà né semplice né immediato perché il coronavirus ha comportato tante ferite che dovranno essere rimarginate. Lo sappiamo bene noi del sindacato, lo sa bene la politica, lo sanno molto bene i nostri pescatori. Serve un impegno comune da parte di tutti, se veramente vogliamo costruire risposte e affrontare questo periodo così difficile per tutta la comunità nazionale”.