15 MAGGIO 2012. Le straordinarie Madonne lignee che hanno affascinato il pubblico di Trento, Rimini e Teramo arrivate nei primi giorni di Aprile al Polo Museale di Lanciano, resteranno in esposizione fino al 10 Giugno 2012 nella stessa struttura. Finora oltre 50.000 visitatori hanno potuto ammirare questi capolavori: opere fra dipinti su tavola e sculture lignee, databili tra la fine del XII e gli esordi del XVI secolo, in gran parte salvate dai vigili del fuoco dal Museo Nazionale d’Abruzzo dopo il terremoto dell’aprile 2009, hanno emozionato il pubblico per la loro maestosa solennità delle iconografie mariane che nel Rinascimento assumono accenti più emotivi. Grande la soddisfazione espressa dalla soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo Lucia Arbace “La mostra ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. Questa ospitalità sottintende un segnale di speranza perché permette di proporre all'attenzione del pubblico abruzzese un patrimonio culturale offeso dalla violenza della natura che attende di tornare al più presto alla fruizione pubblica nel capoluogo di regione”. A Lanciano l'esposizione propone, oltre alla straordinaria Madonna di Castelli, la stupefacente Madonna di Ancarano di Silvestro dell'Aquila; arricchiscono ulteriormente la mostra tre opere custodite nel Museo Diocesano gentilmente concesse in prestito dall’Arcivescovo Mons. E. Cipollone e dal Direttore Don Guido Scotti. Questi capolavori ben rivelano come l’Abruzzo sia stato un crocevia di culture e un centro di elaborazione di spinte culturali aggiornate, grazie ai frequenti contatti con i territori d’oltralpe e l’Oriente bizantino, sulle rotte dei pellegrini e dei commerci lungo la Via degli Abruzzi e per le vie del mare.
Dall’epigrafe che leggiamo in calce alla superba Madonna duecentesca di Sivignano, “Nel grembo della Madre risplende la sapienza del Padre”, trae ispirazione il titolo della mostra, curata da Lucia Arbace e da un folto comitato scientifico, nella quale viene presentato un insieme assolutamente eccezionale di dipinti e sculture lignee di area abruzzese che coprono l’arco cronologico tra la fine del XII e gli inizi del XVI secolo. E’ la certezza che proviene dalla sapienza a stringere un nesso concettuale fra queste superbe raffigurazioni mariane, che fondono il carattere popolare con l’intonazione aulica della regalità di Maria “sedes Sapientiae” e Madre. Alcune di queste opere non furono indenni dai terribili effetti del terremoto del 2009. Il loro restauro è la prova di come le Soprintendenze d’Abruzzo si siano date da fare per restituire all’antico splendore e alla fruizione del pubblico, un patrimonio d’arte straordinariamente importante e amato, benché ancora troppo poco conosciuto, testimone di una sintesi di influssi di varia origine culturale e di una devozione profondissima, che si manifesta tuttora nelle processioni e nella presenza, in Abruzzo, di una fitta serie di santuari. La mostra di Lanciano comprende esemplari di notevoli dimensioni, fra i quali non mancano alcune Maestà più grandi del naturale, che nell’imponenza della rappresentazione e nella smagliante veste cromatica esercitano su qualunque osservatore un indubbio fascino, ed è caratterizzata dal forte accento sul quale si fonda il titolo. Rispetto alle due edizioni precedente, la mostra mette insieme esemplari medievali e rinascimentali, in una continuità sancita innanzitutto dal tema mariano e poi dalla connotazione geografica, che, sul piano
stilistico, si riveste di una peculiare intensità; le Madonne con Gesù bambino ostentano infatti una intensa vivacità di affetti, sia quando sono atteggiate alla pensosa severità degli sguardi, sia quando entrano in affabile rapporto con chi le osserva. Per questa ragione non sono mai “distanti”, perché sono concepite in un dialogo; affermano in tal modo sia la loro umanità, ma nel contempo la loro divinità, segno eloquente di come l’arte popolare sia innanzitutto “arte per il popolo”, intesa per essere capita da una realtà più varia possibile di persone. L’articolato capitolo della scultura lignea e della pittura abruzzese medievale e rinascimentale rappresenta un fatto d’arte autonomo, pur nelle relazioni che le arti abruzzesi stringono con la cultura figurativa umbra e laziale. In età medievale sopravvive, almeno sino alla fine del XIII secolo, il substrato bizantino, così influente nell’arte italiana. L’autonomia dell’arte abruzzese viene poi riconfermata nel Rinascimento, momento che assiste alla presenza di artisti del calibro del pittore Saturnino Gatti e dello scultore Silvestro dell’Aquila. Fra le opere esposte spiccano per la classica severità la Madonna col Bambino di Castelli, che in antico si conservava nella distrutta abbazia di San Salvatore, e la Madonna di Ambro, proveniente in origine da San Pio di Fontecchio, nei pressi dell’Aquila. La prima è intagliata in due blocchi cavi di legno di noce che conferiscono una consistenza monumentale al compatto gruppo di Maria e di Gesù, ideato per essere collocato su un trono non più esistente. Qui la Vergine sfuma il suo ruolo di regina, descritto dalla splendida corona un tempo ornata di borchie di vetro, in un’espressione confidenziale, mentre il Bambino, a sua volta incoronato, punta verso l’osservatore uno sguardo fermo, leggermente assorto e giudice. La Madonna di Ambro, così denominata forse da un santuario nei pressi di Ascoli Piceno dipendente da Farfa, fin dalla prima occhiata tradisce un ascendente bizantino. Lo vediamo in ogni dettaglio: dalla sontuosa acconciatura di Maria, ai pendilia, i fili di perle che ricadono come quelli di un’imperatrice di Costantinopoli. Anche qui la ieratica regalità di Maria si addolcisce nella sua maternità, perché questa regina in trono è anche lactans, del latte, e deriva da un’iconografia di radici orientali. Saranno in mostra, eccezionalmente, anche la Madonna del latte di Montereale nel suo smagliante cromatismo, e la Madonna di Sivignano, riscoperta e “salvata” da Federico Zeri negli anni sessanta del Novecento da un increscioso episodio di vendita clandestina, sventato dagli abitanti di Sivignano che fecero di tutto per nascondere la “loro” Madonna, impedendone così l’alienazione. Tra i capolavori del Rinascimento non si può dimenticare la Madonna in trono con angeli di Saturnino Gatti, pittore che si innesta nel solco della tradizione del centro Italia, simile nella finezza al Pinturicchio e nell’eleganza ai maestri umbri e laziali del Quattrocento. La mostra, curata da Lucia Arbace - Soprintendenza B.S.A.E., è realizzata grazie alla collaborazione della Soprintendenza B.S.A.E. Sede di Lanciano, del Comune di Lanciano e del Museo Diocesano.