Sabato tappa a Lanciano, città dell'autore del testo Federico Cervigni.
All’interno dello spazio scenico un bagno, tutt’ intorno pastiglie di antidepressivi quasi a delimitarne i confini. Un attore, il pubblico. Ecco “Amoressia”, una storia vera tranne nei punti in cui non lo è, lo spettacolo andata in scena nei giorni scorsi a Lanciano, la città in cui è nato e ha vissuto prima di trasferirsi nella capitale il giovane autore Federico Cervigni. Il suo è un testo originale e intenso in cui la dicotomia femminile - maschile, buono cattivo, freddo-caldo, si manifesta nelle parole di un unico protagonista. Il monologo è dell’attore Donato Paternoster, avvolto nel suo camicie rosso, esso conduce lo spettatore in un viaggio dell’anima che si consuma dinanzi ad uno specchio immaginario. L’ io e il me guerreggiano. E’ un uomo!, penseranno gli spettatori, no è una donna con sembianze da uomo. Chi è? Di certo il protagonista non è ciò che gli altri vorrebbero che fosse. Il suo passato tormentato, una violenza subita, i sensi di colpa la sua non accettazione lo dilaniano. Il giudizio degli spettatori-società, nella visione Durkheimiana in cui essa è capace di indurre al suicidio lo ammazzano. “Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, non dovrebbe andare a teatro, dovrebbe andare in bagno”diceva il famoso drammaturgo tedesco Bertolt Brecht. E in quel palco in cui troneggia un gabinetto è di scena l’incomprensibile incapacità di amarsi che si fonde con quella di nutrirsi l' “Amoressia”. La regia è di Terry Paternoster.