di Maria Pia Zaurito
7 AGOSTO 2012. Il giornalista e scrittore Edoardo Scarfoglio ritrova a Roma nel 1880 il poco più giovane nonché conterraneo Gabriele D’Annunzio, con il quale collabora a riviste e giornali dell’epoca e stringe un’amicizia profonda ma allo stesso tempo turbolenta. Eccentrici e amanti dell’avventura, entrambi provengono dall’Abruzzo e approdano come emigranti a Roma, non dimenticando mai la loro terra d’origine, nei confronti della quale dimostrano un amore viscerale e incontaminato. Scarfoglio, che già aveva conosciuto D’Annunzio a Francavilla al Mare, rimane colpito dal ventenne riccioluto con occhi femminili che suscita sin da subito ammirazione e venerazione nell’ambiente della capitale. Con lui, Scarfoglio si riavvicina alla natura selvaggia, passeggiando a piedi o in carrozza, conversando e condividendo il loro amore per l’arte. Inoltre insieme compiono diversi viaggi tra cui quello in Sardegna, contemplando il paesaggio e facendo escursioni a cavallo e in barca. Tale amicizia è spesso costellata da incomprensioni e rotture perché Scarfoglio disapprova D’Annunzio che, dimenticando l’istinto di artista, si lega al mondo aristocratico e cede al fascino e alle lusinghe delle dame. Proprio per il mutato atteggiamento dell’amico, Scarfoglio non gli risparmia critiche, anche a rischio di essere accusato d’invidia; tuttavia, essendo un uomo solitario e schivo nel mostrare i propri sentimenti, prova entusiasmo, simpatia e commozione per i trionfi artistici di D’Annunzio: in una sola parola Scarfoglio sente un affetto più che fraterno per il Vate. A parte le poche differenze riscontrate nei due amici, tra cui una scrittura colta ed estemporanea di Scarfoglio contro una prosa elegante e ricercata tipica dannunziana, il loro rapporto, pur caratterizzato da alti e bassi e con duelli irresistibili, rappresenta un esempio tuttora raro di sana e pura amicizia basata su un comune modo di vedere e concepire il mondo, senza prevaricazioni tra loro né gelosie legate al successo ora dell’uno ora dell’altro.