17 gennaio 2012. Sono cinque le richieste di rinvio a giudizio dopo la conclusione delle indagini preliminari sulla morte del piccolo Paolo Alinovi, il bambino di Vasto deceduto nell'ospedale Spirito Santo di Pescara il ventinove aprile duemilanove dopo aver “subìto” due interventi chirurgici di megacolon seguito da tre arresti cardiaci, l'ultimo dei quali risultato fatale. Il Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Pescara, Salvatore Campochiaro, ha infatti depositato gli atti che saranno vagliati dal Gip, il Dott.Luca De Ninis che dovrà pronunciarsi in merito alla possibilità di rinviare a giudizio per i reati ex Articoli 113 e 589 c.p: il Prof. Lelli Chiesa e il Dott. Carlo Rossi, quali chirurghi, e il Dott. Michele Favale quale anestesista nella parte finale dell'intervento del 28 luglio del 2009 di chiusura della stomia di cui era portatore il piccolo paziente, già in precedenza operato per sub occlusione intestinale – si legge nella richiesta - avendo un megacolon congenito agangliare, pur in presenza di scarsa diuresi e di iperpotassemia,non avrebbero dato alcuna indicazione ai sanitari del reparto che presero in cura il neonato per il decorso postoperatorio, in ordine alla necessità di monitorare attentamente e costantemente, con esami clinici e strumentali, le condizioni del paziente né avrebbero prescritto ed effettuato esami tempestivi idonei a tenere sotto controllo le anomalie, consentendo interventi rapidi di riequilibrio dei valori; il primo,altresì – si legge sempre nel richiesta del Pm - quale responsabile del reparto, Persico Antonello e Sardella Luigi nelle rispettive qualità, in servizio nel reparto, responsabili del paziente nel decorso postoperatorio, omettevano di operare i necessari monitoraggi, con esami di laboratorio e strumentali, e sorveglianza clinica sul paziente nel decorso postoperatorio e di adottare comunque tempestive ed idonee terapie di contrasto per quanto sopra evidenziato, e/o di disporne il trasferimento presso il reparto di terapia intensiva neonatale, consentendo il sensibile peggioramento delle sue condizioni ‘con riferimento alla scarsa diuresi,che degenerava in anuria nella notte, alla iperpotassemia, che si aggravava costantemente fino al mattino, nonché l’insorgere ed il conclamarsi di uno stato di shock ipovolemico, probabilmente causato da anemia dovuta ad un grave disturbo della coagulazione, e di insufficienza renale acuta, complicanze possibili e non infrequenti di un intervento di chirurgia addominale come quello cui era stato sottoposto il bimbo; peraltro Persico Antonello , di turno notturno, pur in presenza di ulteriore contrazione della diuresi che evolveva in anuria, omettendo altri interventi e controlli, effettuava terapia farmacologica con albumina e furosemide, assolutamente non adeguata alla situazione ed alle condizioni del neonato, senza disporne il trasferimento presso il reparto di terapia intensiva neonatale ; le condotte sopradescritte scrive ancora il Pm Campochiaro - concorrevano a determinare il decesso di Alinovi Paolo, avvenuto nei modi e per le cause sopraindicate presso il reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale del presidio 0spedaliero.Ieri, intanto, una denuncia querela è stata presentata dal Presidente e legale rappresentante dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Pescara, Enrico Lanciotti, nei confronti dei coniugi Mario Alinovi e Barbara Maragna i quali, precisiamo, sono stati considerati dal Pm Campochiaro parti offese insieme all'altro figlio minorenne. "A sostegno della legittima richiesta di 'verità e giustizia' è stata costituita anche un'associazione a sostegno delle vittime di malasanità - scrive Lanciotti - ma i coniugi Alinovi hanno nel tempo posto in essere una serie di iniziative pubbliche supportando la loro azione con dichiarazioni a nostro avviso gravemente lesive dell'immagine e della professionalità di medici e servizi del nosocomio Spirito Santo di Pescara". Da qui la decisione del consiglio dell'ordine – conclude il Presidente - di "adire le vie legali nei confronti di persone certamente e profondamente segnate da una gravissima perdita come quella di un figlio", ma che l'ordine dei medici ritiene abbiano superato "gli argini del diritto alla libera manifestazione del pensiero", con la possibilità di provocare "ingiustificato allarme e di generare sfiducia ed ostilità nei confronti dei medici e dei servizi nosocomiali con grave turbamento dei civili rapporti su cui poggia la convivenza sociale”.