E’ approdato davanti al Comitato VIA, nella tarda mattinata di oggi, il progetto della società "Di Nizio Eugenio", con sede a Mafalda (Cb), che vuole realizzare, in Val di Sangro, in particolare in contrada Saletti di Atessa, un impianto per il trattamento, mediante sterilizzazione, di rifiuti ospedalieri infettivi, con annesso stoccaggio di rifiuti pericolosi e non. In collegamento via web dal Comune di Atessa con il Comitato alcuni componenti del team di esperti che stanno seguendo la questione (Andrea Rosario Natale e Enrico Stagnini, biologi; Massimo Colonna, chimico, specializzato in impianti di rifiuti pericolosi; Maurizio Calabrese, ingegnere per l'ambiente e il territorio; Emilio Carafa, ingegnere civile) capitanati dal sindaco Giulio Borrelli, affiancato da diversi assessori. Presente anche il presidente regionale di Legambiente, Giuseppe Di Marco. "Il rischio, in questo caso, - ha esordito Borrelli - non è solo per la moretta tabaccata, piccola papera protetta a livello europeo e che dobbiamo comunque tutelare; il rischio è per l'Homo sapiens e il suo habitat naturale": Sono state poi elencate le varie ragioni per le quali il Comune ribadisce la contrarietà al progetto.
Localizzazione del progetto: "In Atessa - ha detto Borrelli - ha sede il distretto produttivo più importante della regione ed ospita alcune realtà di rilievo internazionale per estensione e livello occupazionale. Un'area che osserva la propensione, ormai storica, di coesistenza tra la produzione industriale e quella agricola unitamente alla presenza di nuclei abitati più o meno consistenti". Al fine di non alterare tale equilibrio e per non compromettere la salute dei residenti, nel redigendo Piano regolatore, l’amministrazione "ha escluso la compatibilità di questo genere di impianti con il territorio". Nello specifico è stata rimarcata la presenza "nell’area in questione di abitazioni, attività di ristorazione e di servizi", ragione per cui il progetto era già stato bocciato, in passato, dal Comitato Via regionale. Poi la procedura Di Nizio- continua la nota di Borrelli - "è stata resuscitata dalla sentenza 28 del 2019 della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale parte della Legge regionale sui rifiuti del 23 gennaio 2018. - si legge nella nota del sindaco Borrelli - Ma anche alla luce dei criteri della vecchia legge regionale sui rifiuti - è stato spiegato - non c’è rispetto del criterio della localizzazione, dato che l’impianto sorgerebbe a meno di 500 metri di distanza dalle case".
Industria insalubre di prima classe: La tipologia di attività proposta - è stato aggiunto - rientra nelle industrie insalubri di prima classe che - secondo le leggi sanitarie nazionali - debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontano dalle abitazioni. “Non è questo il caso - ha ribadito Borrelli - perché non siamo in aperta campagna e vicino ci vivono famiglie”.
Direttiva Seveso: Poi c’è la Direttiva Seveso a cui, secondo il Comune, la procedura dev’essere assoggettata. Direttiva che impone “la lontananza di questo tipo di impianto dalle abitazioni, ma anche da altre attività produttive, per evitare possibili scenari incidentali anche catastrofici”.
Emissioni in atmosfera: in Val di Sangro, è stato evidenziato - non è stato mai effettuato un prolungato e serio monitoraggio delle emissioni in atmosfera di origine industriale, oltre che da traffico veicolare, in modo da valutare l’effetto cumulo sulla qualità dell’aria. Un aspetto importante, anche alla luce della situazione critica del territorio, avvalorata già dai molteplici superamenti di concentrazioni di polveri sottili, così come rilevato dalla centralina di monitoraggio dell’Arta ubicata nella zona industriale di Atessa. "Si devono valutare, quindi, prima di qualsiasi decisione, - ha fatto presente Borrelli - il complesso di tutte le emissioni degli impianti e delle attività presenti, le emissioni provenienti da altre fonti e lo stato di qualità dell'aria nella zona interessata. L’Arta Abruzzo ha già chiesto alla ditta documentazione integrativa circa la valutazione dell’effetto cumulo sulla qualità dell’aria in relazione alle emissioni dell’impianto. La ditta ha prodotto uno studio meramente modellistico di ricaduta degli inquinanti, del tutto avulso da una concreta e adeguata analisi della realtà".
Valutazione di incidenza ambientale (Vinca): "La presenza, nelle immediate vicinanze, di un Sito di interesse comunitario, come il bosco di Mozzagrogna, ha fatto sì che la procedura di Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) si sia conclusa con parere negativo, anche per incompletezza e carenza di documentazione". Mancanza della conformità urbanistica "Riguardo al progetto, l'Arap - ha rimarcato il primo cittadino - si è limitata a prendere atto della cessione in locazione alla Di Nizio Eugenio, da parte della Colasante Holding srl, dei terreni in questione, che continuano ad avere come destinazione urbanistica l' "attività di carpenteria metallica, minuteria metallica, manufatti in lamiera, accessori per auto e moto". E' di tutta evidenza che la conformità urbanistica su un eventuale cambio di destinazione d’uso non può essere autorizzata da questo Comune, pena l'illegittimità della determinazione stessa".
Violazione del principio di prossimità e sovradimensionamento di questo tipo di impianti in Val di Sangro: Il dimensionamento dell’impianto, che dovrà gestire 20.000 tonnellate/anno di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, - è stato ancora fatto presente durante il collegamento - confligge con il principio di prossimità, alla base di ogni considerazione di buona pratica per la gestione dei rifiuti. Infatti nella stessa zona industriale di Atessa è già presente un impianto del tutto simile, autorizzato per 24.000 tonnellate/anno. Esso (ex Maio) si trova a poche centinaia di metri dal sito individuato dalla Di Nizio. Autorizzarlo significherebbe penalizzare in modo eccessivo ed ingiustificato il territorio di Atessa e l’intera Val di Sangro rispetto alle reali necessità della regione Abruzzo, la cui produzione di rifiuti sanitari pericolosi è di 3.376 tonnellate/anno. Con l’eventuale autorizzazione dell’impianto Di Nizio, ad Atessa si avrebbero due impianti uguali, che potrebbero gestire una quantità totale di 44.000 tonnellate/anno di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. I rifiuti rifiuti sanitari pericolosi prodotti in Italia (anno 2018) sono 169.315 tonnellate/anno; ciò significa che ad Atessa sarebbe smaltito quasi il 26% (oltre un quarto) dell’intera produzione nazionale, scontrandosi completamente con il principio di prossimità". "Atessa, essendo zona industriale, - ha spiegato Borrelli - non può essere considerata, solo per questo, vocata ad accogliere una tale quantità di rifiuti sanitari a rischio infettivo, da collocare nelle immediate vicinanze di stabilimenti modello della Fiat-Chrysler, come la Sevel, o della Honda Europa. La Val di Sangro non ha affatto questa vocazione non solo perché storicamente ricca di centri e nuclei abitati, ma anche perché il tipo di sviluppo industriale, che l’ha caratterizzata, è basato sull’automotive e sulla tecnologia avanzata e mal si concilia, per una serie di ragioni, con un eccesso di attività come quello richiesto dalla Di Nizio. Le esigenze dell’iniziativa privata e del profitto, seppur legittime, non possono comunque prevalere sulla sicurezza, sul rispetto della salute dei cittadini e sulla tutela dell’ambiente, valori costituzionalmente garantiti".
Lacune dell'impianto: "A fronte dell’emergenza sanitaria in corso, legata al Covid-19, - ha concluso Borrelli - si rileva l’assenza nel progetto di qualsiasi informazione che espliciti in maniera chiara le modalità di applicazione del Protocollo anticontagio, considerando che potrebbero arrivare ed essere trattati e smaltiti, anche rifiuti sanitari che potrebbero essere contaminati da SARS-CoV-2". La decisione del Comitato Via, che ha audito anche la Di Nizio, è attesa per le prossime ore.