"Mi assumo io la resposabilità della sconfitta, ho perso io, perchè non ho saputo prendere le distanze del decennio di Primio? forse. Dovevo promettere di più? Non so, sarà il tempo a giudicare. Certo ho visto atteggiamenti non coerenti nel mio schieramento, a cominciare da alcuni passaggi illogici: la gente non puo apprezzare che sul mio palco salga il presidente della regione Abruzzo a sostenermi, quando il suo esponente di maggior peso in città è quello che più mi attacca. Abbiamo dato un messaggio sbagliato, la gente non ha compreso certi atteggiamenti ed ha voluto dare un segnale per questa ambiguità di comportamento. Ripeto, lo sconfitto sono io. La coalizione doveva agire diversamente? saranno le segreterie di partito a deciderlo, ma una maggiore linearità avrebbe confuso meno il nostro elettorato." Così a caldo, Fabrizio Di Stefano, candidato sindaco di Chieti, sconfitto nel ballottaggio dal candidato del centrosinistra, Diego Ferrara, sostenuto da Di Cesare, candidato sindaco nel primo turno ed altre liste civiche,che ha raggiunto oltre il 55% per cento dei consensi diventando il primo cittadino di Chieti, dopo dieci anni di Governo di centrodestra con Umberto Di Primio. "Loro l'hanno buttata sull'attacco personale,- ha continuato Di Stefano riferendosi agli avversari politici - impostando la campagna elettorale sull'ingiuria e e sul vituperio ed avvelenando il clima in città. Non si fa cosi campagna elettorale." Inoltre il candidato della Lega sminuisce la possibilità di una crisi nel partito di Salvini in Abruzzo ma reputa che a causare la sconfitta abbia inciso, senza dubbio, la lacerazione, sia a Chieti che ad Avezzano, della coalizione.