“La circolare del 24 aprile con cui il Ministero dell’Interno che, interpretando il Decreto Legge “Riaperture”, vieta la consumazione al banco all’interno dei bar è giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria. La circolare infatti recita "che fino al 31 maggio p.v. nei pubblici esercizi di somministrazione il servizio al banco rimarrà possibile in presenza di strutture che consentano la consumazione all'aperto" e quindi la consumazione al banco è possibile solo se avviene all’aperto ossia nei bar che dispongono di un bancone esterno che sono pochissimi. Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava, considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, va solo a specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio). Dopo tanti mesi di chiusura delle nostre attività ci attendevamo un’interpretazione diversa, anche perché in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi. E’ un vero e proprio attacco al modello di offerta del bar italiano che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco." Così in una nota Carlo Miccoli, Presidente Associazione Bar della FIPE - Confcommercio Pescara.
"Un provvedimento punitivo che appare ingiustificato anche sotto il profilo scientifico visti i rischi sanitari quasi nulli che si corrono consumando velocemente al banco con tutti i distanziamenti previsti dai protocolli. - continua la nota - Ecco perché a nome dei circa 800 bar del nostro territorio provinciale la Fipe - Confcommercio di Pescara si associa alla richiesta del Presidente Nazionale Fipe, Lino Stoppani, di un intervento urgente da parte del MISE - Ministero dello Sviluppo Economico che possa rendere nuovamente consentito il consumo al banco. Occorre trovare il giusto compromesso fra la tutela della salute pubblica e la tenuta di un intero settore produttivo. Il solo settore dei bar ha già perso a livello nazionale 8 miliardi di euro e 90.000 posti di lavoro, e senza un provvedimento che consenta il consumo al banco rischia di accumulare ulteriori perdite di fatturato e di occupati”.