"Lo stabilimento Honda è in piena attività produttiva. Siamo nel periodo di alta stagione, quando l’unico stabilimento europeo del prestigioso marchio giapponese riesce ad impiegare circa 900 dipendenti sui 400 abituali nella bassa stagione. Le prospettive, nonostante il perdurare della pandemia da Covid-19, sono buone. Dopo aver chiuso l’anno fiscale con una produzione di 110.000 moto, per il 2021 si riparte con una previsione di almeno 80.000 moto. Tutto bene, verrebbe da dire. Ma non è così." Sono le parole del segretario generale della Uilm Chieti Pescara che in una nota sottolinea come con l'emergenza Covid il trasporto della componentistica che viene fatto dai paesi asiatici, inizi a scarseggiare.
"Honda Atessa deve ordinare i pezzi necessari alla produzione almeno due mesi prima, ma nonostante questo i rifornimenti sono molto lenti. Questo perché si attende che le navi cargo vengano caricate al massimo prima di partire. Il risultato è che la Honda è costretta a rallentamenti produttivi che in questo periodo sono del tutto innaturali per uno stabilimento che è finalmente uscito dalle sacche della crisi e che dopo anni di sacrifici può definirsi a testa alta uno dei migliori del mondo per qualità della produzione. Non è pensabile – prosegue Manzi – che a fronte di migliaia di richieste da tutta Europa, lo stabilimento debba rallentare a causa di questa organizzazione che rischia di mettere in crisi il mercato attuale. Honda ha sempre potuto rispondere con tempestività e qualità alle richieste dei compratori e quando questo non può accadere a causa di motivi non dipendenti dall’organizzazione dello stabilimento, si resta davvero sgomenti. Già durante il primo lockdown lo stabilimento abruzzese aveva dovuto soccombere a una decisione del management giapponese presa a livello mondiale. E molti concessionari e magazzini sono rimasti pieni e i prodotti invenduti. Con la ripartenza dello stabilimento lo scorso 18 maggio si è cercato quindi di correre contro il tempo e di soddisfare le tantissime richieste a cui non si era potuto rispondere e che nel frattempo sono continuate a fioccare”. A differenza di altre categorie merceologiche infatti, quella delle due ruote ha subito un contraccolpo positivo dal Covid. Questo per la crescente necessità delle persone di spostarsi autonomamente e in modo più sicuro e veloce e anche per l’esplosione del fenomeno del cibo da asporto. “Bisogna cambiare immediatamente rotta – rimarca quindi il segretario Uilm – l’organizzazione dello stabilimento imposta dai giapponesi è anacronistica e penalizzante per lo stabilimento di Atessa. Bisogna necessariamente e urgentemente tornare al rifornimento della componentistica a km zero. Una soluzione che garantirebbe tranquillità allo stabilimento Honda, un drastico abbattimento dei costi, tempestività nelle consegne, nuova forza lavoro sul territorio e qualità del made in Italy per un prodotto che deve proprio a questa caratteristica il suo appeal sul mercato. Una filiera produttiva locale creerebbe un circuito virtuoso per l’azienda e per l’intero comparto, oltre che per il territorio. Ricordo che è possibile produrre moto, dato il clima europeo, fino a settembre. Quindi una sub-fornitura a km zero avrebbe più che ragione di esistere. Dobbiamo valorizzare e tutelare il prodotto Honda Made in Italy, se perdiamo questa occasione, altri competitor occuperanno il posto di Honda sul mercato”.