Fiduciosi ma cauti. Questo lo stato d'animo del presidente della Sasi, Gianfranco Basterebbe all'indomani dell'incontro con i vertici dell' Acea Energia, nell'ambito del contenzioso che vede la società che gestisce il servizio idrico integrato in 92 comuni del chietino condannata a pagare 9 milioni di euro, successivamente ridotti a 6 più le spese legali, dal Tribunale regionale delle acque per una vicenda legata alla captazione delle risorse idriche del Fiume Verde. Ma per l'azienda si apre uno spiraglio, le linee difensive saranno infatti depositate in Cassazione come riferisce il presidente della Sasi Gianfranco Basterebbe.
L'Acea, concessionaria della derivazione delle acque del fiume Verde per la produzione di energia elettrica, nel 1985 citò a giudizio l'allora Cassa per il Mezzogiorno, responsabile di captare le acque dal fiume senza autorizzazione e creando danni all' Acea perché, sottraendo l'acqua, si riduceva la capacità di produrre energia. Le sentenze successive hanno riguardato la Regione, poi il Consorzio acquedottistico e infine la Sasi a partire dal 2003. La prima sentenza contro quest’ultima l’ha emessa il Tribunale regionale delle acque che ha stabilito un risarcimento danni all’Acea di 9 milioni, sentenza impugnata dalla Sasi sulla base della legge Galli che stabilisce, dal 1994, che l’utilizzo delle risorse idriche per l’uso potabile è prevalente su ogni altro utilizzo.