Bilancio positivo per il piano triennale 2020/22 di gestione e controllo delle popolazioni di cinghiale nella Riserva naturale regionale Grotta delle Farfalle, nei Comuni di Rocca San Giovanni e San Vito Chietino. 154 gli esemplari abbattuti in due anni, in circa 80 giornate di interventi. ”Un risultato importante – spiega il sindaco di Rocca San Giovanni Fabio Caravaggio – che ha contribuito ad arginare il fenomeno a vantaggio dell’intera collettività”.
L’intervento in effetti ha portato a ridurre i danni alle coltivazioni, limitare il numero degli incidenti stradali e preservare l’aspetto naturalistico nei 500 ettari di riserva coinvolti dal progetto. “Il merito è stato di tutti gli attori che hanno partecipato alla realizzazione dell’iniziativa – ha commentato il primo cittadino Caravaggio – dai due Comuni coinvolti, alla polizia provinciale e al dott. Fabio De Marinis. Vogliamo che il progetto vada avanti ed è per questo che chiediamo il coinvolgimento di altri enti, in primis la Regione Abruzzo, attraverso finanziamenti ad hoc che sostengono le attività di gestione e controllo dei cinghiali che finora sono state realizzate con le sole forze dei due Comuni. Non siamo, quindi, inermi di fronte al fenomeno, nonostante esso non sia di facile soluzione”. Il progetto ha previsto nello specifico la collocazione di due recinzioni elettrificate all’interno della riserva Grotta delle Farfalle, una insistente su un piccolo orto nel Comune di San Vito e l’altra su una coltura di favino nel territorio di Rocca San Giovanni.
“La riduzione dei danni nelle due aree recintate è stata notevole – ha spiegato Fabio De Marinis, biologo e tecnico faunistico negli Ambiti territoriali di caccia di Pescara, Sulmona e del Chietino Lancianese -. Lo studio preliminare di fattibilità del progetto è durato quasi un anno, al quale sono seguiti due anni di attività. Insieme alla polizia provinciale e ad alcuni cacciatori volontari con abilitazione specifica, abbiamo effettuato degli abbattimenti selettivi programmati. Una volta abbattuti, i capi sono stati ritirati da ditte specializzate nella lavorazione di carni selvatiche, portati in centri di lavorazione, commercializzati e poi venduti”. I proventi delle vendite, e questa è una particolarità dell’iniziativa, sono tornati nelle tasche dei due Comuni coinvolti e sono stati utilizzati per la gestione della riserva naturale. Insomma un piccolo circolo virtuoso che inoltre punta a far diventare, attraverso questo percorso, la carne di cinghiale prodotto tipico, simbolo del territorio. Trasformando il problema in una risorsa. “Il piano di intervento è nato tre anni fa, prima della pandemia, e allora il problema era molto più evidente di oggi – ha dichiarato il sindaco di San Vito Chietino Emiliano Bozzelli -. Abbiamo contenuto la problematica affrontandola, riducendo i danni agli agricoltori, il numero degli incidenti stradali e tutelando la sicurezza della cittadinanza, ma adesso per andare avanti abbiamo bisogno che la Regione ci aiuti economicamente”.