"L'esecutivo regionale sta per compiere un anno di vita: nella organizzazione della sanità abruzzese non è stato fatto nulla. Al contrario, la carenza di programmazione rischia di peggiorare la qualità dei servizi sanitari ed aggravare le attuali carenze". Lo affermano le confederazioni di Cgil, Cisl e Uil, congiuntamente alle rispettive organizzazioni di categoria dei servizi pubblici e dei pensionati, denunciando "la totale assenza di politiche sanitarie regionali incisive e strutturali utili a migliorare il sistema sanitario abruzzese" e sottolineando che "se non ci sarà un cambio di passo continueremo ad assistere ad un rapido ed ulteriore decadimento del sistema sanitario abruzzese". Le organizzazioni si dicono pronte ad "azioni di mobilitazione se non dovesse esserci un deciso cambio di rotta". "Ci sono forze politiche che da un lato rivendicano nuove e maggiori funzioni legislative ed amministrative, appoggiando l'idea di costruire in Italia e in Abruzzo un regionalismo differenziato, dall'altro non si preoccupano di gestire al meglio quelle funzioni laddove una buona politica regionale farebbe davvero la differenza per i cittadini, come ad esempio il sistema sanitario - sottolineano le tre sigle - I dati sulla sanità abruzzese sono impietosi: liste di attesa infinite, sovraffollamento dei reparti e dei pronto soccorso, carenze di personale inaccettabili e che mettono a rischio la salute del paziente e degli stessi operatori, insufficienza dei servizi territoriali. Tant'è che i valori della mobilità sanitaria passiva sono fuori controllo e i cittadini abruzzesi scelgono sempre più di andare a curarsi fuori regione dovendo sopportare gravi disagi e spese proibitive per trasporto, vitto e alloggio". "Due delle quattro Asl abruzzesi - proseguono Cgil, Cisl e Uil - sono ancora senza direttore generale, le altre sono sprovviste del direttore sanitario o amministrativo. Nella riunione del tavolo di monitoraggio del 27 novembre scorso emerge chiaramente l'inadeguatezza di un Governo regionale che ancora non definisce quale rete ospedaliera vuole costruire, quanti e quali Dea di secondo livello implementare per far sì che anche in Abruzzo possano esserci strutture di eccellenza sanitaria. Ed è chiaro che in mancanza di un atto di programmazione ospedaliera non sarà possibile neanche aggiornare il fabbisogno di personale per programmare nuove assunzioni, mentre le carenze di personale sanitario peggiorano la qualità dei servizi sanitari". "Relativamente alla rete territoriale, che l'assessore dichiara di voler potenziare - osservano ancora le tre organizzazioni - non viene indicato nessun cronoprogramma per la realizzazione delle azioni programmate né una previsione delle risorse deputate a sostenere tale potenziamento. Altresì non è dato sapere quali e quanti investimenti la Regione vuole attivare per l'ammodernamento tecnologico degli impianti e delle attrezzature. Sempre in tema di programmazione sanitaria, la Regione non ha ancora trasmesso la proposta di Programma operativo 2019-2021. In un anno di Governo non si è fatto pressoché nulla, saltando a piè pari il primo anno di programmazione". I sindacati hanno consegnato all'assessore Nicoletta Verì e al presidente del Consiglio regionale 17mila firme di cittadini abruzzesi per chiedere: riduzione delle liste di attesa; assunzione di personale sanitario; potenziamento della medicina territoriale; eliminazione del superticket; implementazione sanità di genere. "Ad eccezione del superticket, che sarà abolito grazie alla Legge Finanziaria Nazionale dal mese di settembre 2020, le richieste del sindacato - dicono Cgil, Cisl e Uil - sono state tutte disattese. Il piano regionale per le liste di attesa, presentato in pompa magna nel maggio 2019, non ha dato risultati positivi; ad oltre sei mesi dalla sua emanazione l'assessore non sente il dovere di spiegare ai sindacati ed ai cittadini tutti i motivi di tale fallimento e cosa intende fare per correggere gli errori compiuti. Ma se ci preoccupano i dati sulle cose promesse dalla Giunta regionale e non mantenute, maggiore timore viene dal ritardo sulla programmazione sanitaria, considerato che le scelte non fatte ci allontaneranno ancora di più dalle Regioni che quelle scelte hanno già fatto e che oggi possono contare su un servizio sanitario più efficace ed efficiente del nostro". "Gli incontri tenuti dai sindacati con l'assessore alla Salute sono stati inconcludenti - scrivono ancora le organizzazioni - non sono state fornite informazioni dettagliate né documentazione utile a capire cosa si vuole fare. Alle roboanti dichiarazioni dell'assessore non sono seguite azioni concrete e non sono stati elaborati cronoprogrammi". "Anche in tema di edilizia sanitaria - aggiungono - i sindacati hanno appreso con favore la volontà della Regione di rimodulare il piano già presentato dalla precedente Giunta regionale perché insostenibile da un punto di vista economico e che prevedeva di utilizzare la tecnica del project financing che non è affatto adatta per la costruzione di ospedali. Detto ciò, a distanza di un anno, l'attuale esecutivo non è stato in grado di decidere nulla, ritardando dunque l'avvio di un piano straordinario di edilizia sanitaria necessario per la nostra regione per dare più sicurezza ai cittadini abruzzesi e che creerebbe anche nuove prospettive occupazionali in un settore in crisi quale é quello dell'edilizia". "Non si può continuare con una politica sanitaria attendista e che non fa altro che peggiorare una situazione già critica. I sindacati chiedono alla Regione un deciso cambio di rotta. In caso contrario metteremo in campo azioni di mobilitazione a difesa della sanità abruzzese", concludono Cgil, Cisl e Uil.