“È un importante occasione di confronto, quella di stamane, per fare chiarezza sul progetto di realizzazione del nuovo Ospedale di Teramo. Questa Azienda intende agire nella massima trasparenza delle fasi e dei passaggi necessari all’esecuzione di un’opera fondamentale per tutta la popolazione dell’intera provincia teramana, che ha assolutamente diritto ad ottenere dei servizi sanitari di eccellenza. Io credo nel confronto e nella condivisione, ovviamente sempre nel rispetto dei limiti imposti dalle norme che tutelano il diritto alla privacy e quello relativo alla titolarità di opere dell’ingegno (come ad esempio un progetto architettonico/ingegneristico), e voglio ribadire il mio convincimento – già riferito in altre occasioni pubbliche – che la “squadra” ottenga sempre risultati migliori del singolo. È per questo che chiedo ai Comitati Cittadini, ma anche alla politica, di avvicinarsi a noi senza preconcetti e nel convincimento che dobbiamo, tutti insieme, lavorare per il bene di questo territorio” Così, Maurizio Di Giosia, Direttore Generale della ASL, alla conferenza stampa sulla realizzazione del nuovo Ospedale di Teramo: un progetto che parte già dal 2017 e che, fino ad oggi, ha visto una continua interlocuzione istituzionale tra Ministero della Salute, Regione e ASL, riuscendo ad ottenere un finanziamento già stanziato di circa 82 milioni di euro per la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera che – dedicata completamente alle acuzie – conterrà circa 600 posti letto. La necessità di dotarsi di un nuovo Ospedale deriva dalle evidenti criticità dell’attuale edificio ospedaliero che, vecchio di 50 anni, soffre di vulnerabilità sismica, non risponde più alle caratteristiche di accreditamento previste per le strutture sanitarie, non è perfettamente adeguabile alle attuali normative antincendio e presenta delle difficoltà logistiche tali da non riuscire neppure a contenere le nuove tecnologie di cui la ASL pur si sta dotando. Ad esempio, per ospitare la nuova Risonanza Magnetica a 3 tesla, si sono dovute abbattere e poi ricostruire le porte della Radiologia, con gravi disagi per i pazienti che, nel frattempo, si sottoponevano alle indagini diagnostiche. A partire da questo presupposto, dunque, bisogna domandarsi come si possa costruire un Ospedale nuovo, che dovrà contenere poco meno di 600 posti letto, il cui costo si aggirerà tra i 250 e i 300 milioni di euro. Le possibilità sono due: l’attivazione di un appalto completamente pubblico o quella dell’istituto del Partenariato Pubblico/Privato (PPP). Entrambe le opportunità hanno pregi e difetti: la costruzione di un ospedale con fondi totalmente pubblici (scarsi già per principio), ha il vantaggio di non comportare obblighi contrattuali pluridecennali con il privato ma, tra i tanti, ha per esempio il difetto che i tempi di costruzione non sono mai inferiori a 10 anni e la gestione dei servizi “no core” (cioè quelli non sanitari, come le pulizie, i pasti, i servizi di manutenzione ecc.) viene comunque affidata a titolo oneroso a più soggetti, con le conseguenti necessità di coordinamento dei vari contratti. “Il PPP non è una privatizzazione della Sanità pubblica, ma solo una tecnica di realizzazione della struttura e di gestione di alcuni servizi (che non impattano su quelli sanitari) con ricorso a partner privati che assumono, peraltro, un grande rischio, poiché il loro guadagno non è certo. E non è certo perché, nel momento in cui si contrattualizza l’accordo sui livelli di qualità che devono avere i vari servizi dati in concessione (peraltro ad un unico soggetto, evitando così l’onere in capo alla Asl del coordinamento di cui sopra), se il privato gestore non raggiunge il livello richiesto, non viene remunerato. In questo modo si può essere sicuri che il livello di qualità dei servizi no-core sia sempre elevato. Con il PPP, inoltre, i tempi di realizzazione della struttura ospedaliera si riducono a 3/5 anni al massimo e tutti i rischi connessi all’operazione si ripartiscono tra pubblico e privato che, secondo quanto previsto dalle norme, deve intervenire con una cifra pari almeno al 50% dell’intero costo di realizzazione.” Si è espresso così, in conferenza stampa, il Prof. Ivo Allegro, consulente della ASL per gli aspetti economico-finanziari del progetto di realizzazione del nuovo Ospedale, docente all’Università Federico 2° di Napoli e advisor di numerosi progetti dello stesso genere in tutta Italia, grande conoscitore della materia che ha continuato dicendo: “Non è vero che la Corte dei Conti ha bocciato la formula del PPP per la costruzione di strutture sanitarie, ma è intervenuta sanzionando esclusivamente progetti vecchi almeno di quindici anni e che facevano riferimento alle norme precedenti sul Project Financing. Ora la normativa si è evoluta, anche prevedendo maggiori garanzie per i soggetti pubblici che vi ricorrono.” La Asl, inoltre, già dal 2017 ha investito sulla formazione specifica del personale individuato nel gruppo di lavoro che deve valutare la fattibilità dei progetti che provengono dai privati. Un gruppo che conta molte competenze, da quelle ingegneristiche a quelle economico-finanziarie, da quelle mediche a quelle giuridiche ecc., coadiuvato anche da consulenti esterni di comprovata esperienza. Alle domande dei giornalisti che chiedevano a Maurizio Di Giosia se fosse possibile realizzare la nuova struttura ospedaliera nella stessa area di Villa Mosca, dove attualmente già insiste l’Ospedale, il Direttore ha risposto così: “Si tratta di un’area già satura di edifici e infrastrutture e che ha anche una viabilità difficoltosa e certamente non adatta ad un edificio che dovrà ospitare 600 posti letto. Inoltre, abbiamo già un progetto di riqualificazione per il vecchio Ospedale che non rimarrà abbandonato, ma diventerà un grande Presidio territoriale, con servizi di Riabilitazione, RSA e tutto quanto, così come ci ha insegnato l’esperienza del Covid, non deve far riferimento all’Ospedale ma, anzi, ne deve essere ben distinto. Il miscuglio tra servizi ospedalieri e territoriali ci ha costretti, in tempo di pandemia, a inventarci soluzioni estemporanee per gestire percorsi separati, accessi contingentati e problemi delle più svariate specie. Questo non deve più succedere, ora abbiamo imparato e dobbiamo agire di conseguenza.”