Il malcapitato, in quel momento solo in casa, mentre era intento a guardare la televisione aveva udito la porta di ingresso aprirsi; pensando fosse un suo parente in possesso delle chiavi, si era avvicinato all’uscio, dove gli si era parata davanti una donna che subito lo spintonava all’interno della sala, intimandogli di non muoversi, di stare zitto e calmo altrimenti le persone che erano con lei lo avrebbero sgozzato. L’uomo aveva provato ad opporre resistenza e ad uscire dalla stanza, ma era stato però colpito con un violento pugno al volto da uno dei complici della donna, nel frattempo sopraggiunti nell’appartamento. Mentre quest’ultima lo teneva costretto in sala, gli altri due malviventi, verosimilmente con l’impiego di una mola, erano riusciti a forzare la cassaforte a muro, in camera da letto, asportartando diversi preziosi, tra cui la fede nuziale appartenuta alla moglie della vittima. Subito dopo i tre si dileguavano, mentre l’anziano, affacciatosi sul balcone riusciva a richiamare l’attenzione, facendo scattare i soccorsi. Sul posto, oltre agli uomini della Squadra Volante e della Squadra Mobile della Questura di Pescara, si portava un’ambulanza che prestava le prime cure alla vittima, immediatamente trasportata in ospedale e medicata per il trauma facciale riportato, dimessa dopo qualche ora con una prognosi di 21 giorni s.c. Nel frattempo, all’interno dell’appartamento di via Mazzarino, gli esperti della Polizia Scientifica procedevano ad un accurato sopralluogo, riuscendo ad individuare sopra al tavolo della sala da pranzo un frammento di impronta papillare lasciato dalla malfattrice; l’indagine dattiloscopica portava alla identificazione di N.S., 46 anni pescarese, appartenente ad una nota famiglia di origine nomade, con una lunga carriera criminale alle spalle e numerosissimi precedenti per reati contro il patrimonio. Si appurava, peraltro che la predetta, avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari a Collecorvino in virtù di una misura alternativa alla detenzione concessale dalla magistratura di sorveglianza. Il coinvolgimento di N.S. veniva corroborato da altre risultanze investigative raccolte dalla Squadra Mobile che, passate al setaccio le immagini provenienti dal sistema di videosorveglianza di un esercizio commerciale ubicato nei pressi dell’abitazione rapinata, segnalava all’Autorità Giudiziaria, quali possibili concorrenti nel reato, anche due familiari della donna. Dalla visione di dette immagini gli investigatori rilevavano il passaggio, in prossimità dell’abitazione dell’anziano, di una Mercedes Classe A di colore scuro, il cui “stop” di sinistra era evidentemente non funzionante, così come non funzionante - accertavano i poliziotti nel corso delle loro indagini - era lo “stop” di una Mercedes Classe A nera in uso, guardacaso, ai familiari di N.S. Sulla scorta degli elementi di prova acquisiti dalla polizia, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pescara, dr.Salvatore Campochiaro, chiedeva ed otteneva dall’Ufficio del G.I.P. (dr.ssa Antonella Di Carlo) l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di N.S., nei cui confronti sono stati ritenuti sussistenti gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di concorso in rapina e lesioni, aggravati dall’esser stati commessi da più persone, dall’avere adoperato violenza idonea a porre la vittima in stato di incapacità di agire, dall’aver commesso il fatto in un luogo di privata dimora e dall’aver profittato di circostanze personali in riferimento all’età della vittima, tali da ostacolarne la privata difesa. Con l’ulteriore aggravante, visti i precedenti penali di N.S., della recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale. Inoltre alla donna è stato contestato anche il reato di evasione, poiché, essendo stata sottoposta, nel marzo scorso, alla misura alternativa della detenzione domiciliare presso la propria abitazione in Collecorvino, se ne allontanava indebitamente per eseguire la rapina del 19 novembre. Il provvedimento restrittivo emesso dal G.I.P. è stato eseguito dagli agenti della sezione “antirapina” della Squadra Mobile di Pescara presso il Carcere di Chieti, dove N.S. si trovava nel frattempo detenuta per le ripetute violazioni alla misura alternativa alla detenzione, precedentemente concessale. Contestualmente i poliziotti hanno proceduto alla perquisizione del domicilio degli altri due indagati, acquisendo elementi a riscontro del loro coinvolgimento nell’azione criminosa.