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Cronaca

Da Rozzano a Fossacesia, la via della marijuana: coinvolti due uomini della provincia di Chieti

14/04/2025 - Redazione AbruzzoinVideo
Da Rozzano a Fossacesia, la via della marijuana: coinvolti due uomini della provincia di Chieti

Scoperta una fiorente piazza di spaccio sulla Costa dei Trabocchi: un operaio del posto riceveva carichi da 60mila euro a settimana. Coinvolto anche un “chef” abruzzese residente in Lombardia. Rischiano il processo insieme ad altri 55 indagati

 

La Direzione Distrettuale Antimafia di Milano  ha messo sotto scacco un’organizzazione dedita allo spaccio di droga tra Lombardia e Abruzzo. Tra i protagonisti, due uomini originari della provincia di Chieti: un 31enne operaio, originario di Guardiagrele e un 33enne di Lanciano residente in provincia di Como, ufficialmente impiegato come “chef de rang” in un ristorante in Svizzera.

Secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, i due abruzzesi avrebbero fatto parte di un’associazione criminale strutturata, attiva almeno dal settembre 2019, con base a Rozzano, alle porte di Milano. L’organizzazione gestiva il commercio di cocaina, hashish e marijuana, smistata in diverse zone, tra cui anche la provincia di Chieti.

Il cuore della piazza abruzzese era Fossacesia, dove – stando alle accuse – il 31enne riceveva ingenti carichi di marijuana per poi rivenderla sul territorio. Gli investigatori parlano di cifre impressionanti: fino a 60.000 euro a settimana. Due i pagamenti documentati: uno da 25.000 euro il 6 febbraio 2020, e un altro da 20.000 una settimana dopo.

Il 33enne di Lanciano, invece, avrebbe avuto un ruolo logistico: secondo gli inquirenti, avrebbe organizzato le consegne, facendo da ponte tra la base lombarda e i referenti abruzzesi. Entrambi sono accusati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, un reato che da solo prevede una pena minima di dieci anni di carcere.

La droga, in parte già suddivisa in dosi, veniva trasportata su veicoli intestati a terzi, molti dei quali presi a noleggio. Anche le utenze telefoniche utilizzate erano registrate a prestanome, per ostacolare le indagini. A Rozzano e Locate di Triulzi, gli affiliati disponevano di appartamenti, box e capannoni dove nascondere, impacchettare e smistare lo stupefacente. Non mancavano armi: durante una perquisizione è stata rinvenuta persino una pistola.

A confermare le accuse, una lunga serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, da cui emergono incontri e trattative, ma anche i rapporti finanziari tra i membri dell’organizzazione. In particolare, uno dei luogotenenti della banda si recava regolarmente a Fossacesia per recuperare i proventi dello spaccio locale.

 

 

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