Da un po’ di tempo Mario e Giulia non vanno più d’accordo: litigi continui e piccole ripicche quotidiane fanno sì che la coppia decida di separarsi, nonostante ci siano due figli piccoli nati dall’unione. La procedura consensuale non sembra essere un’opzione per i due, che sin da subito per mezzo dei propri avvocati, si danno battaglia a suon di accuse reciproche in sede di udienza, per addebitare l’uno all’altra le responsabilità del fallimento del matrimonio. Il punto cruciale sul quale Mario fa leva è che la moglie non si dedicava alla cura della casa, che le stanze erano sempre in disordine e che quindi la moglie non ottemperasse ai doveri che derivano dal matrimonio, per intenderci quelli contenuti nell’art. 143 del codice civile che testualmente recita: “Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.” Quindi per dimostrare il caos mantenuto in casa dalla moglie, Mario ritiene opportuno depositare in Tribunale un cd contenente foto in cui la Giulia si ritrae in pose sessualmente esplicite (tra l’altro inviate a Mario su sua richiesta) e nei quali si intravedrebbe sullo sfondo il disordine presente in casa. Ovviamente, quando l’avvocato di Giulia ha preso visione degli atti depositati dalla controparte ha avuto un sussulto che l’ha indotto immediatamente ad informare la donna: istantanea la decisione di sporgere querela presso i carabinieri della Compagnia di Chieti per il nuovo articolo n. 612 ter del codice penale che vieta qualsiasi diffusione di immagini sessualmente esplicite senza il consenso dell’interessato, il cosiddetto “revenge porn”. Sarà la Procura di Chieti, alla quale Mario è stato denunciato, a decidere se il deposito presso l’Autorità Giudiziaria integri la fattispecie, ma nel frattempo Giulia ha chiesto la cancellazione dei file dal fascicolo.