Immediatamente, la Capitaneria di porto di Ortona, attraverso il proprio personale di turno, ha provveduto all'attuazione del “Piano Operativo Antinquinamento Locale”, il cui ultimo aggiornamento risulta essere stato effettuato nel corso dell’ultimo mese di gennaio . L'applicazione di tale strumento, prevede che l’Autorità Marittima nella cui area di competenza si verifichi l’inquinamento o la minaccia di inquinamento, ponga in essere tutte le misure necessarie, allo scopo di prevenire od eliminare gli effetti inquinanti ovvero attenuarli qualora risultasse tecnicamente impossibile eliminarli. Nell'immediatezza della segnalazione il Nucleo Operativo di Polizia Ambientale, coordinato dalla Sala Operativa della Capitaneria di Porto, con il supporto della Motovedetta CP 885, ha avviato un controllo capillare per risalire alle possibili cause dello sversamento, con verifiche mirate direttamente a bordo di tutte le unità navali presenti in porto (controllo che ha avuto inizio nella tarda mattinata per concludersi nella tarda serata). In modo particolare l'attenzione è stata rivolta alle unità da pesca che in quel momento erano ormeggiate alla banchina Commerciale del porto di Ortona. Con grande perizia tecnica e conoscenza professionale degli apparati di bordo, sono stati individuati tre pescherecci, che nonostante la sosta inoperosa in porto, stavano procedendo all'utilizzo dell'impianto di smaltimento delle acque di sentina, acqua formata da infiltrazioni di acqua marina, olio combustibile e olio lubrificante e dallo scarico derivante dai vari processi di depurazione, contenenti anche particelle di fuliggine ed altre impurità. I proprietari/armatori delle unità che avevano posto in essere tale condotta illecita, sono stati diffidati ai sensi dell’art. 12 della L. 979/82 a porre in atto con immediatezza ogni azione necessaria a prevenire il pericolo d’inquinamento e ad eliminare gli effetti già prodotti sull’ambiente marino. Sono stati, altresì, prelevati dei campioni di acque di sentina da avviare ad analisi di laboratorio quale fonte di prova per le successive azioni sanzionatorie che variano da un importo minimo di 1500€ ad un massimo di 15000€. E’ sempre alto il livello di attenzione che la Capitaneria di porto di Ortona mantiene nei confronti di queste attività assolutamente deprecabili che minano alla base l'ecosistema marino, e duole riscontrare che siano gli stessi operatori della filiera della pesca ad "escogitare" tali metodologie al fine di abbattere i costi di trattamento delle acque di sentina.”