Conferenza stampa in Procura di Lanciano.
Sono 16 le persone finite - 11 in carcere e 5 ai domiciliari - fra i 34 indagati nell'operazione "Arusha" che ha portato alla luce un traffico di droga, in particolare cocaina purissima, in partenza da Rimini e Piazzola sul Brenta (Padova) per arrivare a Rocca San Giovanni (Chieti) dove veniva nascosta in un bosco prima di essere smerciata. Blitz all'alba di Squadra Mobile di Chieti, commissariati di Lanciano e Vasto, unità cinofile di Pescara e Ancona e reparto elicotteri di Pescara, 26 le perquisizioni domiciliari. L'inchiesta coordinata dal procuratore facente funzione di Lanciano, Rosaria Vecchi, ha appurato che nel nord Italia il traffico era gestito da albanesi: ad ogni viaggio inviavano fino a 250 grammi di cocaina a connazionali residenti nella zona di Lanciano. Poi la droga veniva ceduta a pusher italiani che assoldavano anche minori e avevano preteso da un commerciante che consentisse la vendita in negozio. In un caso una donna assuntrice ha dovuto vendere il suo appartamento per pagare un debito per le dosi acquistate. "E' stato inferto un duro colpo al traffico di droga nel nostro territorio - ha detto Vecchi in conferenza stampa a Lanciano - Lo stupefacente aveva un'elevata potenzialità lesiva. L'indagine è stata molto complessa anche perché gli italiani coinvolti si blindavano per non essere intercettati. Tra gli arrestati un ruolo fattivo e propulsivo lo hanno svolto tre donne, due italiane e un'albanese, quest'ultima assoldava e preparava gli spacciatori". "L'indagine magistralmente diretta dalla Procura di Lanciano - ha detto il questore di Chieti, Vincenzo Feltrinelli - ha visto costantemente impegnati gli uomini della Mobile di Chieti e del commissariato di Lanciano". Partita nell'ottobre 2015 dopo i primi 140 grammi di cocaina sequestrati, l'indagine è andata avanti con altri sequestri fino a quello da un chilo e 600 grammi a Rimini il 20 novembre 2015.