Rotunno, difeso dall'avvocato Silvana Vassalli, era accusato di aver strangolato la madre con un laccio ruvido o un foulard mentre la donna era a letto. Il procuratore capo Mirvana Di Serio aveva chiesto una condanna a 21 anni, ma la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti.
L'avvocato Vassalli ha rinnovato alla Corte la richiesta di infermità mentale e incapacità di intendere e di volere del suo assistito, presentando una memoria che intendeva dimostrare la difficile situazione emotiva e psicologica di Rotunno, aggravata dai disagi per la salute della madre e dai problemi economici.
Durante la testimonianza resa lo scorso 19 aprile in aula, Rotunno, detenuto nel carcere di Lanciano, aveva dichiarato: "Ancora oggi non ricordo cosa sia successo il giorno che mamma è morta e quando ho poi tentato il suicidio. Mia madre non stava bene e io quella mattina sono uscito a fumare una sigaretta. Ho un buco nella memoria, non ricordo nulla. Poi mi sono ritrovato in ospedale e lì ho saputo del decesso di mamma. In carcere per giorni ho sentito in televisione che era stata strangolata".
Nel biglietto con le scuse trovato su un tavolo, l'imputato aveva precisato: "L'ho scritto in precedenza, a dicembre, ero depresso dopo la separazione, il divorzio e altri problemi. Avevo anche perso il reddito di cittadinanza e si viveva con la sola pensione di mamma. Spesso non si arrivava a fine mese, pagando spese d'affitto, badante e cure. Dei miei fallimenti mi ero fatto una colpa, anche perché non riuscivo a curare bene mia mamma che per me era tutto, mi ha fatto da madre e da padre".
La sentenza, pur riconoscendo la gravità del reato, ha tenuto conto delle attenuanti legate alla difficile condizione personale e psicologica di Rotunno.