L’Abruzzo fra le peggiori performance sanitarie d’Italia, in due anni e mezzo sono stati polverizzati tutti gli sforzi fatti dal governo di centrosinistra per uscire da un durissimo commissariamento e cominciare a riallineare qualità e servizi sanitari che ci avevano visto recuperare anni e posizioni nelle classifiche nazionali. La bocciatura, che arriva dal rapporto “Le Performance Regionali: opportunità di tutela della salute a livello regionale”, realizzato dal Crea, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, era annunciata, dall’assoluta mancanza di programmazione sanitaria che abbiamo lamentato subito e che abbiamo visto andare in onda dal primo giorno del governo di centrodestra in Abruzzo”, duro il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci.
“Bolzano, Trento ed Emilia Romagna le sanità migliori, l’Abruzzo nel periodo più drammatico della storia e, dunque, quello più impegnativo per una politica di settore, riesce a fare meglio solo del Molise e della Calabria, scivolando in fondo alla classifica – affonda Paolucci – Una rilevazione che arriva a pochi giorni dalla presentazione di un documento sulla rete sanitaria fatto per non essere approvato e che lascia l’Abruzzo senza un atto di programmazione per l'intera legislatura. Nel frattempo, oltre ai fatti di cronaca accaduti durante la pandemia, si sono depauperati i presidi ospedalieri del territorio e si sono accumulate in modo esponenziale le prestazioni da fare a vantaggio di categorie anche sensibili, come i malati oncologici; si sono moltiplicate le emergenze, ma gli atti di programmazione sono fermi al 2018. Solo chiacchiere e annunci da parte del centrodestra e questi sono i risultati, che ci vedono sprofondare nei livelli più bassi della classifica CREA, dopo il lavoro fatto per riportare l’Abruzzo e le sue prestazioni sanitarie a posizioni maggiori, attestate nel 2018 dagli stessi esperti che oggi si esprimono così. Una bocciatura netta, che dice molto sulla mancanza di una programmazione rilevata dagli esperti del Crea sulla gestione dei contributi e anche sull’impatto sociale e sanitario della pandemia, si tratti di tecnici che non fanno politica, ma giudicano su fatti che riportano l’Abruzzo a una posizione davvero preoccupante dopo i passi avanti che aveva fatto per uscire dal lungo Commissariamento”.