4 SETTEMBRE 2012. “E' ormai sotto gli occhi di tutti che la questione del riordino delle Province si sia trasformata in una “guerra tra potentati” politici per il mantenimento dei privilegi. Nel dibattito che si è aperto nessuno pensa ad uno sviluppo equilibrato ed omogeneo di tutto il territorio abruzzese”. Sono le paroledel Vice Sindaco di Lanciano – Pino Valente – che interviene per manifestareapertamente la sua posizione: “Avevamo ragione quando, anni fa, abbiamoiniziato la nostra battaglia per una maggiore autonomia del territorio frentano. Era sotto gli occhi di tutti la concentrazione di potere e risorse economiche nell’area metropolitana a scapito dell’Abruzzo meridionale. Ancora oggi tutti infatti vogliono mantenere lo status dicittà capoluogo perché sono tanti, sicuramente troppi, i vantaggi che nederivano”.Nel frattemponoi di Progetto Lanciano al progetto di neocentralismo incentrato ancora sulruolo delle province contrapponiamo il protagonismo dei comuni che dovranno essere il vero motore propulsore per ilrilancio del sistema Italia. Comuni che dovranno avere maggiori competenze,maggiori risorse, maggiore autonomia. Per troppo tempo – continua Valente - con amministrazioni e politicanti diversi, l'area teatina ha mortificato la gran parte dell'Abruzzo meridionale, dei suoi cittadini e conessi il motore pulsante dell'economia. Il problema del riequilibrio delle competenze e delle risorse è un problema serissimo che tutti stanno sottovalutando: non è più tollerabile avere cittadini di serie A, quelliche risiedono nei capoluoghi di provincia, e cittadini di serie B, tutti glialtri”. Non usa mezzi termini,Valente, che continua: “Chieti non dovrà essere il capoluogo di nessuna Provincia futura, non è ipotizzabile premiare ancora una parte del territorio abruzzese che negli anni, grazie a certipolitici noti a tutti, ha pensato solo ed esclusivamente a soddisfare gliinteressi di pochi a scapito della collettività, e lo ribadisco, speciedell'Abruzzo meridionale, da Ortona in giù per capirci. Per questo intendo stigmatizzare il comportamento di tutta una classe politica che, ancora unavolta, sta pensando solo a sé e non al bene della collettività”.