di Maria Pia Zaurito - 3 OTTOBRE 2012. Situato nello splendido paesaggio dell’Isola del Gran Sasso, il santuario di San Gabriele dell’Addolorata è per molti fedeli una meta di pellegrinaggio: ogni anno da varie parti d’Italia e del mondo arrivano migliaia di persone nella speranza di ottenere conforto e protezione dal Santo. Presso il santuario, infatti, vengono organizzati incontri tra le varie associazioni religiose e momenti di raccoglimento e preghiera, come quello che si verifica a cento giorni dalla maturità e che vede giungervi gli studenti di licei e istituti superiori dell’Abruzzo e delle Marche con lo scopo di ricevere da San Gabriele l’aiuto necessario a superare l’esame di Stato. Entrando nel nuovo edificio, moderno e imponente, in contrasto con quello alle sue spalle di più antica costruzione, piccolo e raccolto, si avverte sin da subito un’atmosfera del tutto unica e particolare in quanto si notano le fotografie di Giovanni Paolo II recatosi al santuario durante i numerosi viaggi del suo pontificato e proseguendo si ammira l’urna contenente i resti di San Gabriele. Cariche di intensità e commozione risultano essere inoltre le testimonianze di tante persone comuni attraverso lettere scritte per chiedere al Santo la grazia e la salute per i propri familiari oppure per ringraziarlo dei miracoli che egli ha compiuto tramite l’intercessione di Dio. L’edificio rappresenta un polo d’attrazione non solo per i pellegrini ma anche per molti turisti che, affascinati dal luogo e dalla figura carismatica del Santo, acquistano souvenirs e ricordi dai negozietti circostanti e possono osservare quel panorama da cui emerge l’alta vetta del Gran Sasso.Tralasciando però l’impatto che il turismo può esercitare sul territorio, a rendere il santuario un posto di rara bellezza e attrazione è l’opportunità di poter respirare e percepire un senso di profonda e coinvolgente spiritualità che soltanto i luoghi sacri e religiosi possono infondere.