Proseguono le indagini della Procura che ha aperto un fascicolo per omicidio, condotte meticolosamente dai carabinieri della compagnia di Ortona, guidati dal Comandante Luigi Grella, per fare luce sulla morte di Lorena Paolini, la donna di 53 anni, madre di due figli, trovata senza vita sul divano della sua abitazione di contrada Casone, ad Ortona, domenica scorsa, 18 agosto 2024, intorno alle 12:30. A scoprire il corpo è stato il marito, un imprenditore di pompe funebri, al suo rientro da un funerale.
L’uomo ha immediatamente chiamato i soccorsi, ma i tentativi di rianimare la moglie si sono rivelati inutili. Le circostanze della morte di Lorena Paolini hanno subito sollevato sospetti. Sul collo della donna, infatti, sono stati trovati segni di strangolamento. Gli investigatori ipotizzano che la 53enne possa essere stata aggredita alle spalle, afferrata al collo con una mossa repentina che non le ha dato scampo.
La donna sarebbe poi stata lasciata moribonda sul divano, dove è stata trovata dal marito. L’assenza di segni di colluttazione nella stanza, che era in ordine, e la mancanza di oggetti rubati fanno pensare a un’aggressione fulminea. Il marito è stato ascoltato ieri in Procura a Chieti, dove è stato iscritto nel registro degli indagati. Accompagnato dal suo avvocato, Maddalena Di Gregorio, l'uomo ha mantenuto un atteggiamento definito "collaborativo" con i magistrati. Oggi sarà eseguita l'autopsia sul corpo di Lorena disposta della Procura che sarà eseguita dal medico legale Cristian D'Ovidio, per chiarire le cause della morte e valutare i segni sospetti trovati sul collo.
Le indagini si concentrano anche sulle ultime ore di vita della vittima, con particolare attenzione al suo telefono cellulare, su cui è stata disposta una consulenza informatica per esaminare le ultime chiamate e messaggi. Inoltre, durante i primi soccorsi, gli operatori del 118 avevano notato un segno profondo sul collo della donna e avevano chiesto al marito se fosse stato lui a ucciderla, ottenendo una risposta negativa.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Falasca, si sta ora concentrando su tutti gli elementi raccolti, compreso il fatto che il ferro da stiro trovato in casa fosse ancora caldo al momento dell’arrivo dei soccorsi. Questo dettaglio potrebbe indicare che la donna fosse ancora viva poco prima dell’arrivo del marito. La famiglia, compresa la figlia minore che si trovava in casa al momento della tragedia, è stata interrogata nuovamente per chiarire eventuali contraddizioni nei loro racconti.