Siamo fuori della crisi? Ne stanno discutendo quattro illustri economisti (Alessandro Carretta, Piero Cipollone, Marcello De Cecco, Dominick Salvatore) in una tavola rotonda promossa dal dipartimento di Economia Aziendale dell'Università di Pescara, cui partecipano, tra gli altri, il Presidente della Regione, Luciano D'Alfonso e il Sindaco di Pescara, Marco Alessandrini. La discussione, che ha per tema "l'economia mondiale, euro e banche", si articola sulle cause che hanno determinatro la più importante crisi economica globale dal dopoguerra ad oggi e, soprattutto, sulle possibilità di uscirne. Intervenendo in apertura dei lavori, D'Alfonso ha posto all'attenzione della platea - costituita da studenti di economia dell'Università d'Annunzio - la necessità di costruire un processo di crescita dell'intero Abruzzo che dovrà avere ripercussioni positive che dureranno nel tempo. Parlando dei riflessi della crisi, il Presidente della Regione si è chiesto "quanto mondo sia necessario all'Abruzzo per crescere": "circa 6.5 miliardi di euro, un quarto del nostro prodotto interno lordo, deriva dal mondo e dalla dimensione internazionale; ma dobbiamo fare di più assumendo le buone pratiche per quanto riguarda le autorizzazioni alle impresa". "Dal Mondo dobbiamo assumere anche la spinta a migliorare la capacità formativa, scolastica e universitaria a favore delle giovani generazioni". Per D'Alfonso sarà anche necessario che il sistema Abruzzo crei le condizioni atte a favorire una maggiore produttività delle imprese rispetto ad ogni ora di lavoro, rivedendo a fondo il funzionamento delle nostre istituzioni e vigilando sulla sanezza dei prodotti finanziari e bancari in favore del mercato". "Nei prossimi 100 giorni, questo governo dovrà dotarsi di nuovi strumenti e procedure autorizzatorie in favore delle imprese che garantiranno una accelerazuione straordinaria a chi vorrà produrre investimenti, ricchezza e lavoro, in modo che ogni progetto di vita o di nuova vita delle imprese possa essere incoraggiato e autorizzato: dobbiamo essere più veloci e più bravi della Turchia e della Baviera nel dire di sì al mondo del lavoro e della produzione di ricchezza".