"Ci risiamo, come al solito si parla di psichiatria solo ed esclusivamente quando accade qualcosa di gravissimo. Un ragazzo di ventotto anni si è gettato dal terzo piano del reparto di psichiatria dell'ospedale di Lanciano, è grave. Subito esplodono le criticità, si punta il dito contro qualcuno o qualcosa, ma poi ritorna la calma piatta. Di getto si parla di scarso personale, sicuramente. Di sbarre alle finestre, forse, sempre ricordando che un reparto è parte di un ospedale, non di un carcere. La ricerca a tutti i costi del colpevole fa dimenticare le cause. La responsabilità non può ricadere su operatori ed infermieri, costretti spesso a lavorare ben al di sotto della soglia minima e in strutture non adeguate. Deve essere cercata a fondo e guardando indietro," Così l'associazione Uniti per Lanciano in una nota, dopo il grave fatto avvenuto ieri all'ospedale Renzetti dove un giovane 28enne ha rotto il vetro di una finestra e si è gettato dal terzo piano del reparto di psichiatria restando gravemente ferito, il giovane nigeriano è stato trasportato d'urgenza a Chieti.
"Manca da tempo una visione d'insieme e coordinata sulla delicata questione della malattia mentale, che si può intraprendere solo con l'impegno concreto di chi siede sulle poltrone più alte. - prosegue Uniti per Lanciano, associazione guidata dalla presidente Patrizia Bomba - Coloro che si occupano di psichiatria sul territorio sono quasi esclusivamente le famiglie dei malati, organizzate in associazioni che oggi fanno sempre più fatica a creare spazi idonei e gestirli garantendo continuità assistenziale e qualità del servizio. È un ambiente che per troppo tempo è stato abbandonato a se stesso e i risultati non possono essere che negativi".
"Più attività sul territorio, attraverso la creazione di centri d'ascolto e centri diurni, con personale formato ad hoc, gestito dall'ente pubblico in collaborazione con le associazioni, potrebbe essere un primo passo per evitare le ospedalizzazioni ed essere d'aiuto alle famiglie. A quasi 50 anni dall'introduzione della legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi il SSN non ha mai messo in campo risorse economiche e progettuali adeguate. La richiesta di centri diurni con all'interno H24 è stata sempre accolta a chiacchiere dalla Asl, che però non ha mai stanziato i fondi ed il personale necessario. Era urgente ieri e lo è ancora di più oggi creare un tavolo comune con Asl, enti locali e associazioni per elaborare una strategia concreta che dia voce a chi per troppo tempo grida in silenzio".